Il Cristo morto di Mantegna: perché è un capolavoro e dove si trova

Mantegna | Cristo Morto

Image source: Cultura – Biografieonline.it

CRISTO MORTO DI MANTEGNA: PERCHE’ E’ CONSIDERATO UN CAPOLAVORO, QUANDO E’ STATO REALIZZATO E DOVE VEDERLO

Il Cristo morto di Mantegna è considerato una delle opere più belle, intense ed emozionanti del ‘400 e uno dei grandi capolavori del Rinascimento (per saperne di più sul Rinascimento ti consiglio di leggere il mio post sulla rinascita dell’arte italiana e occidentale).

Non sappiamo né quando né per chi sia stato realizzato, ma quel che è certo è che Mantegna tenne per sé una seconda versione dell’opera, che l’artista lasciò in eredità dall’artista al figlio Ludovico.

In questo post ti spiego perché il Cristo morto di Mantegna è un capolavoro e dove puoi andare a vederlo.

Andrea Mantegna | Cristo morto

Cristo morto, dettaglio

PERCHE’ IL CRISTO MORTO E’ UN CAPOLAVORO

Il Cristo morto è una delle opere più originali e nel ‘400 fu una novità assoluta.
Mantegna ha collocato lo spettatore all’interno di un momento drammatico utilizzando un punto di vista originale.

La morte viene descritta senza idealizzazioni, ovvero per quello che è: triste e fredda.
I volti di Maria e dell’apostolo Giovanni, collocati a sinistra, sono straziati dal dolore e dietro  Maria si vede un’altra figura che urla disperata.
Lo scorcio aumenta l’impressione di realismo e offre, a chi osserva, la sensazione di trovarsi veramente ai piedi del Cristo morto.

LO STILE DI MANTEGNA

Formatosi nella bottega padovana dello Squarcione e cognato di Giovanni Bellini, Andrea Mantegna possedeva uno stile caratterizzato dall’interesse per le forme classiche e l’uso di effetti illusionistici, che accompagnano lo spettatore all’interno della scena rappresentata.
Nei suoi dipinti Mantegna sembra far rivivere delle scene nelle quali lo spettatore è invitato a sentirsi parte della rappresentazione.

LEGGI ANCHE: Artisti del Rinascimento, la bottega di un artista.

Il Cristo morto è una delle opere che Mantegna ha realizzato nei lunghi anni in cui si trovava a Mantova al servizio dei Gonzaga.
Mantegna fu il protagonista della scena artistica mantovana per oltre quarant’anni, dove realizzò opere straordinarie, come ad esempio gli affreschi della Camera degli Sposi nel Palazzo Ducale di Mantova (una delle opere che assolutamente vanno viste, come ho spiegato nel post Cosa vedere a Mantova.

Con i suoi affreschi Mantegna offre l’illusione di sfondare le pareti della stanza che si aprono su giardini esterni e cieli azzurri popolati da angeli.
Nel Cristo morto l’incredibile scorcio prospettico del Cristo disteso sembra seguire lo sguardo dello spettatore, che osserva la scena partecipando al dolore di Maria e Giovanni.

DOVE SI TROVA IL CRISTO MORTO DI MANTEGNA

I passaggi di proprietà del Cristo morto dopo la morte di Andrea Mantegna sono in parte un mistero ma probabilmente l’opera fu venduta dal figlio dell’artista al Cardinale Sigismondo Gonzaga.

Dalla collezione Gonzaga, il Cristo morto approda nel ‘600 presso la collezione Aldobrandini a Roma.
Fu acquistata poi dal pittore Giuseppe Bossi che la vendette nel 1824 alla Pinacoteca di Brera, che attualmente conserva ed espone l’opera.

Se hai intenzione di andare ad ammirare il Cristo morto di Mantegna ti consiglio di leggere anche il post dove ho elencato le altre opere da vedere alla Pinacoteca di Brera e dove ti spiego come raggiungere il museo.

Mantegna | Pinacoteca di Brera

Mantegna a Brera.

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3 thoughts on “Il Cristo morto di Mantegna: perché è un capolavoro e dove si trova

  1. grazie, molto interessante, credevo che ci fosse un dipinto del cristo morto a roma in una chiesa che non ricordo il nome

  2. È sempre emozionante rivederlo! Ora che è stato posto in un luogo riservato al solo dipinto ancora di più. Io più che ottantennelo vidi la prima volta in un lungo corridoio frammisto ad altre opere da cui subito si distingueva ma che non metteva in risalto il valore prospettico. Peccato invece che Lo sposalizio della Vergine che io vidi racchiuso come in una piccola nicchia ora si disperda su una grande parete perdendo la passata intimità. Porterò i miei nipoti ormai liceali a vederli e spero condividano le mie antiche emozioni

    • Che bello poter ammirare queste opere con i propri nipoti e trasmettere l’amore per il bello e l’arte anche alle nuove generazioni!

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