Venezia è già una città che sembra uscita da un sogno, ma ogni due anni si trasforma in un’esplosione di creatività, provocazioni e dibattiti infuocati: è la Biennale d’Arte, l’evento che trasforma Venezia nella capitale mondiale dell’arte contemporanea.
Se ti sei mai chiesto cos’è questa Biennale, perché tutti gli artisti vogliono esserci e come mai ogni edizione scatena almeno una polemica memorabile, sei nel posto giusto.
Tuffiamoci insieme in questo viaggio tra storia, artisti geniali, scandali e curiosità.
COS’È LA BIENNALE DI VENEZIA

Biennale Arte 2017
Tutto inizia nel 1895, quando Venezia decide di organizzare una grande esposizione internazionale d’arte per attirare visitatori e promuovere il talento dell’epoca. Quella prima edizione è un successo clamoroso, tanto che diventa un appuntamento fisso ogni due anni (da qui il nome “Biennale”).
Nel tempo, la manifestazione cresce e si trasforma: nascono i Padiglioni Nazionali, ogni paese ha il suo spazio per esporre il meglio della propria scena artistica, e la Biennale diventa una piattaforma globale per scoprire le avanguardie e scoprire l’arte del futuro.
Oggi, la Biennale non è solo arte: include anche cinema (Mostra del Cinema), teatro, musica, danza e architettura, rendendo Venezia il cuore pulsante della cultura internazionale.
Gli artisti che hanno fatto la storia della Biennale
La Biennale di Venezia ha sempre avuto un ruolo centrale nell’evoluzione dell’arte contemporanea, offrendo un palcoscenico privilegiato ad artisti destinati a rivoluzionare il panorama culturale internazionale.
Alcune edizioni, però, hanno segnato momenti cruciali nella storia dell’arte, lanciando nuove tendenze, riscoprendo giganti del passato o accendendo dibattiti indimenticabili.
L’Esposizione del 1948 – La rinascita dell’arte dopo la guerra
Dopo la pausa forzata della Seconda Guerra Mondiale, la Biennale del 1948 rappresentò un punto di svolta per il mondo dell’arte. Due eventi segnarono questa edizione:
- La retrospettiva di Pablo Picasso, con 19 dipinti, la sua prima apparizione alla Biennale all’età di 67 anni, presentata da Renato Guttuso.
- La collezione Peggy Guggenheim, con 136 opere di 73 artisti, curata da Giulio Carlo Argan, che portò a Venezia il meglio dell’avanguardia internazionale, dal cubismo al surrealismo.
Quell’anno era possibile ammirare le opere di Max Ernst, Salvador Dalí, Wassily Kandinsky, Paul Klee, Joan Miró e Piet Mondrian, trasformando la Biennale nel luogo in cui si discuteva il futuro dell’arte.
A questa edizione parteciparono solo 15 Paesi, dato che molte nazioni stavano ancora riprendendosi dal secondo conflitto modiale.
I padiglioni nazionali vuoti vennero riutilizzati per mostre speciali: il padiglione tedesco ospitò una straordinaria esposizione sull’Impressionismo, con opere di Monet, Sisley, Cézanne, Degas, Gauguin e Van Gogh, mentre il padiglione greco accolse la collezione Guggenheim.
Jackson Pollock (1950) – L’arte diventa azione
Nel 1950, la Biennale ospitò per la prima volta le opere di Jackson Pollock, il pioniere dell’Action Painting.
Le sue enormi tele, realizzate con schizzi di colore lanciati direttamente sulla superficie, stravolsero il concetto tradizionale di pittura e consacrarono New York come nuovo centro dell’arte mondiale.
Il suo successo contribuì all’ascesa dell’Espressionismo Astratto, ponendo le basi per l’arte contemporanea così come la conosciamo oggi.
Lucio Fontana (1966) – L’arte si apre allo spazio
Nel 1966, Lucio Fontana portò alla Biennale le sue celebri tele tagliate, rivoluzionando il concetto di pittura.
Con il suo spazialismo, Fontana non si limitava a dipingere, ma interveniva direttamente sulla superficie della tela con tagli e buchi, trasformandola in un oggetto tridimensionale. La sua opera fu una delle più innovative della Biennale, anticipando l’arte concettuale e le ricerche spaziali del decennio successivo.
Gli Stati Uniti protagonisti nel 1988 – Jasper Johns e Barbara Bloom
L’edizione del 1988, intitolata Il luogo degli artisti, consacrò gli Stati Uniti come una delle nazioni protagoniste della Biennale. Il Leone d’Oro andò a Jasper Johns, figura fondamentale del Neo-Dada e della Pop Art, che presentò la sua prima grande mostra personale in Europa.
La sezione Aperto, dedicata ai giovani artisti, premiò invece Barbara Bloom, confermando la Biennale come trampolino di lancio per nuovi talenti.
Marina Abramović (1997) – Il corpo come arte estrema
Nel 1997, Marina Abramović sconvolse il pubblico con la sua performance Balkan Baroque.
Seduta in una stanza spoglia, immersa nel tanfo di sangue e carcasse, l’artista serba pulì ossa di animali per ore, in un’azione ripetitiva e straziante. L’opera era una denuncia alla guerra nei Balcani, ma anche un rito di purificazione collettivo.
Per questa performance, Abramović vinse il Leone d’Oro come miglior artista, entrando definitivamente nella storia della Biennale.
Ai Weiwei (2013) – L’arte come protesta politica
L’artista dissidente cinese Ai Weiwei utilizza da sempre la Biennale per portare messaggi di denuncia politica.
Nel 2013, presentò un’installazione che rifletteva sulle condizioni dei prigionieri politici e sulle conseguenze della globalizzazione in Cina. Il suo lavoro trasformò ancora una volta l’arte in attivismo, mostrando come la Biennale sia anche un’arena di dibattito sociale e politico.
Ogni edizione della Biennale svela nuovi talenti e ridefinisce i confini dell’arte. Chi sarà il prossimo artista a lasciare il segno? Lo scopriremo alla prossima Biennale!

Biennale Arte 2019
Le polemiche: perché la Biennale fa sempre discutere?
Se pensi che l’arte sia solo quadri appesi e sculture statiche, la Biennale di Venezia ti farà cambiare idea.
Qui, ogni edizione porta con sé almeno un’opera che divide pubblico e critica.
Ecco alcuni esempi.
Maurizio Cattelan e i bambini impiccati (1999) – Tre manichini di bambini impiccati a un albero: un’opera potentissima e disturbante che crea scandalo immediato.
Santiago Sierra e la sua denuncia sociale (2003) – Paga immigrati sottopagati per stare fermi e immobili dentro delle scatole: l’opera critica il mondo del lavoro, ma scatena polemiche enormi.
La presenza-assenza della Russia nel 2022 – Dopo l’invasione dell’Ucraina, il Padiglione russo resta chiuso, trasformando la Biennale in uno scenario politico internazionale. Passare davanti al Padiglione chiuso ricorda che fuori dalla Biennale c’è la storia che si compie e ci interroga sul destino dell’umanità.
L’arte qui non è solo bella da vedere: è provocazione, denuncia, riflessione. E questo, ovviamente, fa arrabbiare molti.
Curiosità sulla Biennale di Venezia
Il Leone d’Oro
è il premio più ambito della Biennale e ha reso famosi artisti che prima erano quasi sconosciuti.
Il Padiglione Italia non è sempre stato presente: per anni, l’Italia non ha avuto un padiglione fisso nei Giardini.
L’arte invade tutta Venezia: oltre ai padiglioni ufficiali, tantissime mostre indipendenti trasformano la città in un museo a cielo aperto.
Biennale non significa solo arte: nel 1932 nasce la Mostra del Cinema, uno degli eventi cinematografici più importanti al mondo. Qualche decennio dopo è stata la volta della nascita della Biennale Architettura, che è stata una rivoluzione.
Il pubblico è sempre diviso: ogni edizione ha chi dice “questa è l’arte del futuro” e chi commenta con un disperato “ma questa è arte?!”.

Biennale Arte 2017
La Biennale oggi: cosa rappresenta?
Oggi la Biennale è molto più di una mostra d’arte: è un termometro della contemporaneità.
Qui si parlano le lingue del presente e del futuro, si affrontano i grandi temi del mondo – crisi climatica, migrazioni, politica, identità – attraverso gli occhi degli artisti.
Per alcuni è un luogo di scoperta, per altri un evento elitario, per altri ancora un palcoscenico di provocazioni fini a sé stesse. Molti artisti vorrebbero sapere se esiste un segreto per partecipare alla Biennale, in realtà è lo stesso segreto che permette ai grandi artisti di farsi notare: talento, lavoro e un pizzico di fortuna.
La verità? È tutto questo insieme.
Una cosa è certa: se ami l’arte, almeno una volta nella vita devi vedere la Biennale di Venezia.
Hai mai visitato la Biennale? Qual è stata l’opera che ti ha colpito di più (nel bene o nel male)? Raccontamelo nei commenti!