Antonio Canova e Bologna: una storia d’amore e d’arte

Canova | opere Bologna

ANTONIO CANOVA E BOLOGNA: UNA STORIA D’AMORE E D’ARTE

Il rapporto tra Antonio Canova e Bologna inizia nel 1779. Infatti, il 12 ottobre di quell’anno, l’artista giungeva in città mentre si stava dirigendo a Roma.

Canova aveva appena ventidue anni e di quel primo soggiorno egli serbò memoria nel proprio diario di viaggio, che oggi restituisce un quadro interessante dei gusti artistici dello scultore, ma anche preziosi scorci di vita bolognese di quegli anni.
Successivamente ci saranno altre occasioni per cementare il rapporto tra Canova e Bologna. In questo post ti racconto questa storia d’amore e d’arte.

Antonio Canova e Bologna

Antonio Canova | Maddalena penitente

Antonio Canova, Maddalena penitente (dettaglio)

Quando nel 1779 Antonio Canova arriva a Bologna era un giovanissimo ragazzo che si aggirava per la città come farebbe oggi un qualsiasi studente appena iscritto all’Università. Aveva già realizzato alcune opere importanti, come il Dedalo e Icaro, ma a Bologna per la prima volta poteva ammirare dal vero i capolavori di Carracci, Guido Reni e di tutti i celebri artisti bolognesi del XVII e XVIII secolo.
Non poteva immaginare (forse però lo sperava) che solo pochi anni dopo anche lui sarebbe stato uno degli artisti più famosi d’Italia.

QUANTE VOLTE CANOVA FU A BOLOGNA

Dopo il primo incontro tra Canova e Bologna, nel 1779, ci furono altre occasioni per l’artista di visitare la città. Oggi siamo certi di almeno otto visite e tutte le volte Canova potè conoscere e incontrare le maggiori personalità artistiche e intellettuali di quegli anni: dal Cardinal Mezzofanti all’incisore Rosaspina, dal letterato Pietro Giordani alla Contessa Cornelia Rossi Martinetti, che era il punto di riferimento per personaggi come Stendhal, Foscolo e Vincenzo Monti.

Tutte le volte che Canova fu a Bologna colse l’occasione per visitare i luoghi e i monumenti di maggior interesse della città e per incontrare i molti amici bolognesi. I suoi soggiorni furono sempre un momento importante della vita di Canova. 

CANOVA E L’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA

Canova fu eletto accademico di merito nel 1805 e negli anni successivi donò all’Accademia di Belle Arti di Bologna diversi gessi che aveva utilizzato per le sue creazioni più famose. Tra cui spiccano il gesso per la scultura di “Clemente XIII” e la “Maddalena penitente”.
Non fu l’unico luogo a cui lo scultore donò i suoi gessi, infatti Canova a Venezia e alla sua Accademia di Venezia ne donò molto altri, poiché riteneva che i futuri artisti dovessero misurarsi da subito con le opere importanti del loro tempo.

Nonostante gli amici e ammiratori bolognesi non siano mai riusciti ad ottenere il privilegio di una scultura in marmo realizzata dal maestro, le opere di Canova esercitarono un influenza su tutti gli artisti presenti in città. La conferma di ciò è data anche dal fatto che di tutte le decine di studenti che da ogni parte d’Europa transitarono per lo studio romano di Antonio Canova furono proprio i bolognesi Tadolini e Baruzzi a raccogliere il testimone del maestro: il primo rilevò l’atelier di Canova, il secondo fu il miglior interprete dello stile canoviano.

Canova e Bolgna

CANOVA E LA NUOVA PINACOTECA DI BOLOGNA

Anche Bologna, come molte altre città italiane, ad un certo punto si vide portare via da Napoleone molte opere d’arte.
I capolavori delle chiese, dei monasteri e delle collezioni pubbliche furono trasferiti in Francia e solo la sconfitta di Napoleone a Waterloo permise di iniziare il recupero di tali opere.

Antonio Canova fu nominato capo della Delegazione pontificia e trattò la restituzione della maggior parte delle opere sottratte dai francesi. Fu grazie al suo impegno e alla sua abilità diplomatica che anche Bologna vide tornare a casa molti capolavori che si credeva ormai perduti per sempre. Fu infatti Canova a selezionare le opere che dovevano essere restituite alla città di Bologna e si narra addirittura che abbia aiutato gli operai a schiodare le casse per estrarre con cura i capolavori tornati a Bologna.

Tra le opere recuperate si ricordano i dipinti di Perugino, Ludovico Carracci, Giacomo Cavedone, la Pala di “Santa Margherita” di Parmigianino, nonché due straordinarie opere di Guercino che al ritorno dalla Francia transitarono da Bologna prima di essere restituite alla città di Cento.

Fu quello un nuovo inizio e nella prima metà dell’Ottocento molte delle opere recuperate andarono a formare il primo nucleo della collezione della nuova Pinacoteca di Bologna, la più vasta collezione pubblica di arte bolognese.

Antonio Canova | mostre Bologna

Allestimento della mostra “Antonio Canova e Bologna – all’origine della Pinacoteca” (Roberto Serra/ Iguana/ Electa)

LA MOSTRA ANTONIO CANOVA E BOLOGNA. ALLE ORIGINI DELLA PINACOTECA

Dal 4 dicembre 2021 al 20 febbraio 2022, il Salone degli Incamminati del museo statale di via delle Belle Arti è allestito con un percorso espositivo che vuole approfondire il tema dei rapporti tra Antonio Canova (1757-1822) e la città di Bologna, le sue istituzioni ed i suoi artisti evidenziando inoltre il ruolo dello scultore nella storia della collezione della Pinacoteca. Il maestro del Neoclassicismo italiano contribuì infatti ad operazioni diplomatiche di straordinaria rilevanza per il patrimonio artistico della città, recuperandolo in larga parte dalla Francia, dove era stato accumulato dopo le spoliazioni napoleoniche.

Antonio Canova e Bologna.
Alle origini della Pinacoteca

A cura di Alessio Costarelli
4 dicembre 2021 – 20 febbraio 2022

Bologna, Pinacoteca Nazionale Via delle Belle Arti, 56

Orari
martedì, mercoledì ore 9-14
giovedì – domenica e festivi ore 10-19
lunedì chiuso (chiuso il 25 dicembre 2021 ed il 1 gennaio 2022)
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura

Sito della mostra: https://www.canovabologna.it

Catalogo: Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca.
Electa editore.
Il catalogo ripercorre i temi dedicati ai rapporti che Canova instaurò con la città di Bologna, approfondendone gli aspetti storico-artistici finora poco indagati ed evidenziando il ruolo cruciale dello nella formazione della collezione della Pinacoteca.

 

 

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