Gribouillage: quando lo scarabocchio diventa arte

gribouillage | scarabocchio

 GRIBOUILLAGE: QUANDO LO SCARABOCCHIO DIVENTA ARTE

Ho avuto l’opportunità di visitare una mostra che, con accostamenti inediti, mette in luce gli aspetti meno noti della pratica del disegno.
Gribouillage/Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly è la mostra curata da Francesca Alberti e Diane Bodart che si svolge prima a Roma, presso l’Accademia di Francia – Villa Medici, poi a Parigi, presso i Beaux-Arts.

Il progetto espositivo esplora il lato nascosto del fare artistico e invita i visitatori a spostare lo sguardo sul retro dei dipinti, sulle pareti delle botteghe, ai margini di un libro o sui muri delle città.
Due mostre complementari per affrontare le molteplici sfaccettature dello scarabocchio nell’arte.

In questo post propongo le sezioni della mostra di Roma, che ha il merito di sottolineare come la sperimentazione e la ricerca di un segno primordiale, che non rispetti alcuna regola accademica, sia una necessità presente non solo nell’era contemporanea.

Gribouillage: quando lo scarabocchio diventa arte

Jorn Asger

Jorn Asger (dit), Jorgensen Asger Oluf (1914-1973). Paris, Centre Pompidou – Musèe national d’art moderne – Centre de crèation industrielle. AM 2016-700.

Negli ultimi decenni sono stati ritrovati, ai margini di opere di grandi artisti, diversi schizzi, scarabocchi e caricature che hanno spinto gli studiosi a considerare l’arte da un nuovo punto di vista.
Questo lato nascosto della produzione artistica, infatti, rivela alcuni aspetti originali della vita di un artista, del lavoro all’interno di una bottega rinascimentale e fa emergere quegli aspetti poco noti che portano alla nascita di un capolavoro.

Gli artisti di ogni epoca, infatti, hanno un rapporto con il disegno quasi istintivo e Gribouillage/Scarabocchio propone un dialogo tra la produzione grafica rinascimentale e le opere contemporanee, evidenziando i molteplici aspetti del fenomeno dello scarabocchio.

ALL’OMBRA DELLA BOTTEGA

Sul retro delle tavole e delle tele dei più famosi maestri del Rinascimento, sui muri delle loro botteghe o sotto gli affreschi staccati, ai margini e sul verso dei loro disegni o delle matrici in rame delle loro incisioni, si nasconde una quantità di schizzi goffi e straordinari giochi grafici: profili schematici e teste grottesche, figure sproporzionate o ridicole, linee ornamentali autonome e prove di tratteggio dalle forme astratte.

Questi disegni nascosti, e probabilmente realizzati in un momento di pausa, sono la traccia della vita quotidiana e del lavoro collettivo della bottega, di cui si conoscono solo frammenti.
La presenza di questi scarabocchi rivela la presenza di gesti grafici sperimentali, che stanno alla base della creazione delle grandi opere che ammiriamo oggi nei musei, nelle chiese e nei luoghi di cultura.
Una pratica a lungo ignorata dagli storici e dai critici perchè estranea alle regole del disegno e non assimilabile a un codice di riferimento o a un genere preciso.

IL GIOCO DEL DISEGNO

Gli scarabocchi sui margini di un libro oppure sul retro di un dipinto rappresentano il luogo della libertà ma anche del caos, la sospensione della concentrazione ma anche il gioco.
Proprio in questo spazio privo di regole i professionisti della scrittura come i contabili, i notai, i cancellieri, gli scrivani e i copisti, danno libero sfogo, nei momenti di riposo al piacere della noia e riempiono i loro manoscritti con scarabocchi, lettere e figure senza ordine né misura,
Anche gli artisti si impadroniscono di questo spazio di libertà e giocano con il disegno, creando figure e scarabocchi a piacimento, riducendo le forme a semplici linee di contorno, sintetizzando idee con pochi tratti.

I margini di un’opera e le superfici occasionali si riempiono di teste, di profili e di sovrapposizioni realizzati in fretta e soprappensiero.
Queste sperimentazioni sono un gioco ma permettono di osservare il processo creativo e ci fanno riflettere sul fatto che, ad un certo punto, la caricatura da puro divertimento è diventata una forma d’arte a sé stante.

COMPONIMENTI INCULTI

Componimento inculto: un ossimoro concepito da Leonardo da Vinci e che si riferisce a schizzi rapidi e grossolani, usati per individuare la figura da rappresentare e i suoi movimenti.
Questo procedimento di Leonardo serviva per trovare una forma senza definirla, ma ha aperto la via a numerose sperimentazioni da parte degli artisti, soprattutto a partire dal Novecento, i quali cercano quello stato, tra coscienza e incoscienza, per trasformare la mano in uno strumento capace di rivelare il pensiero e ciò che è celato all’interno della mente.

I fogli dei componimenti inculti si riempiono di divagazioni e di cancellature, fino a diventare illeggibili, come macchie generatrici di “immagini potenziali” che Leonardo invitava a osservare, sui muri sporchi e pieni di fessure, per nutrire l’immaginazione necessaria a comporre le storie.

Agostino Carracci | caricature

Agostino Carracci, serie di caricature (1945 ca)

L’INFANZIA DELL’ARTE

Con il suo “Ritratto di fanciullo con disegno”, Giovanni Francesco Caroto inaugura una stagione di dipinti che giocano con i disegni dei bambini inseriti all’interno della composizione pittorica.
In questi dipinti perfettamente compiuti, le raffigurazioni rudimentali dell’infanzia introducono una riflessione sulla nascita dell’arte e sul desiderio di fare arte.
Intorno all’immagine del bambino che scarabocchia libri e quaderni, o imbratta le pareti di disegni, si forma il mito dell’artista che rivela la propria attitudine all’arte sin da piccolo.

Sono gli artisti delle avanguardie come Vassily Kandinsky e Gabriele Münter che, alla ricerca del tratto vitale e gioioso dello scarabocchio infantile, iniziano a collezionare disegni di bambini che poi espongono accanto alle loro opere.
Paul Klee, invece, inserisce i disegni dell’infanzia nei suoi corsi al Bauhaus e li cita come modelli a cui ispirarsi.

IL RICHIAMO DEL MURO

Il muro è una superficie che attrae artisti e bambini da sempre.
Disegnare su un muro equivale a lasciare un segno del proprio passaggio e affidare a quella parete il compito di diffondere un messaggio.
Fra accostamenti e sovrapposizioni, i segni di queste azioni grafiche vengono consegnate ai muri in cui coesistono segni antichi e primordiali che vengono riattualizzati da chi viene dopo.
Questi accostamenti di segni di varie epoche, prodotti dalla necessità tutta umana di lasciare un segno, affascinano gli artisti che rivendicano l’autenticità dell’arte fatta per strada.

Il graffito, spesso associato alle periferie urbane e agli emarginati, diventa la fonte per un rinnovamento dell’arte nel XX secolo.
Il disegno, il segno e lo scarabocchio sui muri delle metropoli, ma anche sulle pareti di un carcere o sulla pelle degli uomini, dove quei segni prendono il nome di tatuaggi, sono un gesto di vitale sovversione.
Così lo scarabocchio diventa un gesto ribelle ed è capace di comunicare messaggi universali, facendo svanire la differenza tra scarabocchio e opera d’arte.

FANTI E FANTOCCI

Nel corso del Novecento, la ricerca di una ingenuità primitiva porta le avanguardie europee ad individuare nel disegno dei bambini gli spunti per rigenerare l’arte con una forza sovversiva che sfugge alle costrizioni delle convenzioni accademiche.
Mentre la critica d’arte più tradizionale usa costantemente l’infantilismo, il primitivismo, l’arretratezza come argomenti per condannare ogni rivoluzione formale, gli artisti adottano il disegno come nuovo campo di sperimentazione.

Se Giacomo Balla identifica nei graffiti a spirale dei bambini l’origine del Futurismo, Dubuffet e la Compagine dell’Art Brut, così come i membri di CoBRA, si concentrano sul raggiungimento di un’autonomia espressiva della linea che non deve necessariamente imitare o riprodurre la realtà o ispirarsi ai maestri del passato.
Questa ritrovata libertà del segno passa anche attraverso l’alterazione e la distruzione, ma anche attraverso la meditazione.

Luigi Pericle | Matri Dei

Luigi Pericle, Senza titolo (Matri Dei d.d.d.), 1965. Archivio Luigi Pericle

LUIGI PERICLE

Nel panorama artistico della seconda metà del Novecento appare la figura di Luigi Pericle, artista raffinato e colto, pittore, ma anche pensatore, letterato, studioso di teosofia e di dottrine esoteriche e illustratore.
La mostra Gribouillage/Sacrabocchio non dedica una sezione speciale a questo artista ma credo valga la pena soffermarsi di fronte all’opera selezionata per questa esposizione, poiché ci permette di riflettere sul disegno come sperimentazione, ricerca e meditazione.

Luigi Pericle, vissuto alle pendici di Monte Verità, è stata una personalità poliedrica nel panorama artistico della seconda metà del Novecento. Per lui la creazione artistica era parte integrante di un percorso di evoluzione spirituale ed è proprio il misticismo la chiave per comprendere i suoi dipinti, le migliaia di chine conservate nel suo Archivio e le tante illustrazioni che ha realizzato per importanti riviste internazionali.
Pericle si dedicava al disegno costantemente e quotidianamente, affrontando questa pratica come una forma di meditazione per se stesso e per chi osserva.

Il dipinto esposto, sia nella mostra di Roma sia in quella di Parigi, è uno strumento per penetrare i misteri dell’esistenza.
Le figure che osserviamo sono essenziali, sembrano emergere da un antico passato e sono impresse su una superficie dallo spessore inconsistente.
Se per i pittori rinascimentali il disegno, e anche lo scarabocchio, era pensiero e rappresentazione di un’idea, per Luigi Pericle era ricerca spirituale.

INFORMAZIONI SULLA MOSTRA: GRIBOUILLAGE/SCARABOCCHIO

Gribouillage/Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly
Dal 3 marzo al 22 maggio 2022
Villa Medici – Roma

Dal 19 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023
Beaux-Arts – Parigi 

Mostra prodotta e organizzata dall’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici e i Beaux-Arts di Parigi.
Con il sostegno del Musée national d’art moderne – Centre Pompidou, Parigi.
In collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica, Roma

IL CATALOGO

Il catalogo della mostra riunisce le 300 opere esposte a Roma e a Parigi ed è pubblicato, in versione italiana e francese, da Villa Medici e da Beaux-Arts de Paris éditions.
Questa pubblicazione di riferimento su uno degli aspetti meno noti della pratica del disegno offre una sintesi, ampiamente documentata, delle due esposizioni.

Concepito e introdotto dalle curatrici della mostra, Francesca Alberti e Diane Bodart, il catalogo comprende sette capitoli e riunisce contributi inediti di diciassette autori: Emmanuelle Brugerolles, Baptiste Brun, Angela Cerasuolo, Hugo Daniel, Vincent Debaene, Dario Gamboni, Anne- Marie Garcia, Tim Ingold, Giorgio Marini, Philippe-Alain Michaud, Anne Montfort-Tanguy, Mauro Mussolin, Gabriella Pace, Maria Stavrinaki, Nicola Suthor, Alice Thomine-Berrada, Barbara Wittmann.

Il progetto grafico è di Mauro Bubbico.

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