The art of Hipgnosis in mostra al Groninger Museum

img art of Hipgnosis

THE ART OF HIPGNOSIS IN MOSTRA AL GRONINGER MUSEUM

Groningen è una piccola cittadina nel nord dei Paesi Bassi, sconosciuta ai più, ma sede di una delle più importanti università olandesi e città dalla forte identità internazionale, grazie soprattutto ai numerosissimi studenti provenienti da tutto il mondo che ogni anno la popolano.
Il Groninger Museum è il principale museo locale, che ospita una collezione permanente ed esibizioni temporanee.

Dal 19 gennaio al 14 maggio 2023 si svolge The art of Hipgnosis, una mostra al Groningen Museum dedicata allo studio grafico Hipgnosis, che negli anni ‘70 contribuì alla storia della musica disegnando le copertine dei più celebri album di successo dei grandi gruppi rock, in un’epoca in cui photoshop ancora non esisteva.

Appassionati di musica e non solo, accorrete!
Questa mostra è un viaggio lungo il viale dei ricordi, sulle note dei brani più leggendari dei vostri gruppi del cuore.

img Hipgnosis

Spesso ci dimentichiamo di quanto la copertina sia importante in un album.
Il cuore naturalmente è la musica, il concept, l’arte che quel disco nero sprigiona non appena lo affidiamo alla punta del giradischi e diamo inizio alla magia, ma la copertina è la porta d’ingresso per quel mondo, il primo impatto visivo che veicola il messaggio dell’album attraverso l’immagine.
Deve essere incisiva, accattivante ed esprimere a colpo d’occhio ciò che ci apprestiamo ad ascoltare.

Se vi dico “I’ll see you on the dark side of the moon”, sono sicura che tutti, ma proprio tutti, e non solo gli appassionati, sapranno a chi mi sto riferendo e di che album sto parlando. E sono anche piuttosto sicura che un’immagine vi sia immediatamente balenata davanti: quel prisma di luce su sfondo nero che all’album fa da copertina.

Ebbene, la leggendaria cover fu disegnata proprio dal duo Hipgnosis, composto da Storm Thorgerson e Aubrey Powell, al quale i Pink Floyd commissionarono gran parte dei loro lavori, da Atom Heart Mother a Animals, passando per Wish you were here e The dark side of the moon.

Il rock dei Pink Floyd è noto per essere progressivo e psichedelico, ricco di concept album che snocciolano temi quali il tempo, la malattia mentale e la critica alla società materialistica.

Un aneddoto curioso riguarda la copertina di Animals.
Durante le riprese, il bizzarro maiale volante che spicca al centro della centrale elettrica si staccò dalla catena che lo teneva ancorato al suolo e sorvolò i cieli di Londra.
Un lancio perfetto quanto inaspettato per il decimo album della band, con un vero “pig on the wing” a pubblicizzarne l’uscita.

Se si parla di leggende, risulta impossibile tacere il nome di un altro dei migliori gruppi della storia del rock.
Con circa 111 milioni di copie vendute soltanto tra il 1969 e il 1980, i Led Zeppelin sono senza dubbio sul podio.
Hipgnosis ideò le copertine di
Coda, Houses of the holy, The song remains the same e In through the out door, ultimo album della band dal titolo eloquente, distribuito all’interno di un insolito packaging e di cui esistono ben 6 versioni diverse, ognuna raffigurata dalla prospettiva di uno dei personaggi presenti nella scena, l’interno di un absinthe bar. Ed è subito “In the evening, when the day is done, I’m looking for a woman…”. 

Hipgnosis lavorò poi con i Genesis e Peter Gabriel, (le copertine di And then there were three e Melt sono loro) ed ebbe contatti con altri idoli del panorama musicale della Londra di quell’epoca, ma alcuni di essi, tra cui Queen e Rolling Stones, rifiutarono la collaborazione. 

The art of Hipgnosis non è solo una curiosa mostra da visitare, ma anche un’occasione per rivalutare il graphic design come forma artistica e riavvolgere il nastro dei ricordi, lasciarsi trasportare indietro nel tempo, nella Londra di Roger Waters e Robert Plant, culla del brit-rock che fece la storia, tra i live music pub e gli studi di Abbey Road, le minigonne e le capigliature vistose, dove la migliore forma d’arte erano le note urlate dal 33 giri. 

Questo articolo è stato scritto da Chiara Bressan che puoi seguire su Instagram nel profilo bookmirror_

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