Renaissance artist’s workshop

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RENAISSANCE ARTIST’S WORKSHOP

When you look at a masterpiece, you admire not only the work of a great artist but also the training received by those who came before him.
That happens if you look at The Last Supper by Leonardo da Vinci, but also at one of the several works by Titian.
These are artists who, since they were children, attended artists’ workshops and learnt the tricks of the trade.

How did they transmit knowledge and techniques from a generation to another in the Renaissance?
I’ll explain in this post.

 

Between the 15th century and the 16th century there wasn’t a school to attend to become an artist. You had to attend a workshop.
Basically, a young inexperienced artist had to attend a workshop, and that was the artistic journey each artist followed to take up his career.

If a child or a boy showed a talent for drawing, sculpture or painting, he joined the group of the pupils of a master, better if he was famous, in order to start a period of apprenticeship which could last several years.

What a workshop is?

The apprentice began from the bottom, by cleaning paint brushes, grinding colours up, preparing surfaces to be painted, until he could make preparatory drawings and help the master finish his most important works.
In the 15th century the art school par excellence was the goldsmith’s workshop, where the pupil got a complete training, by learning how to draw, engrave, carve and decorate. But, generally, all pupils had to be educated and learn how to copy ancient or real models.
At the end of this long period, which could last even more than ten years, the pupil could become the closest assistant to the master.

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The work of a workshop

The Renaissance workshop was organized like an enterprise; some workshops were family-run business, and thus fathers, sons, brothers and other relatives worked there. But more often the workshop was run by a master who managed the work, dealt with clients and contracts, and chose the most suitable pupils and assistants to finish a work. Obviously, for the most complex works, a team was organized under the direction of the master in order to conclude the work.

Which were the best Renaissance workshops?
Those in which the owner was also a great artist capable of honing his pupils’ talent.

For example Raphael’s workshop: he accepted whomever had a special artistic talent, and educated great artists such as Giulio Romano.

Another prestigious workshop was Andrea del Verrocchio’s one, who in the 15th and 16th century in Florence gave a training including, in addition to painting, sculpture, and architecture, also music, optics and botany.
Very important artists such as Botticelli, Perugino and Leonardo da Vinci attended his workshop.

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Image source: Artribune.com

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28 thoughts on “Renaissance artist’s workshop

  1. Adoro trasmettere ai ragazzi della mia classe, il mio amore per l’arte; penso che i tuoi articoli siano adatti anche al mondo della scuola.
    Domani, leggerò, andremo alla lim a leggere questo articolo veramente chiaro e completo
    Grazie infinito

    • Se la domanda è se è possibile ritrovare nelle vie delle città le botteghe rinascimentali la risposta è no, o meglio, si conserva una memoria che sfuma nella leggenda per questi luoghi.
      Diversamente dalle case in cui un artista è nato oppure è vissuto le botteghe cambiavano spesso, si ampliavano oppure venivano destinate ad altri usi e perciò si tratta di edifici che difficilmente sono giunti ai nostri giorni.
      Tuttavia esistono alcune ipotetiche tracce.
      Ad esempio: pare che la bottega di Brunelleschi a Firenze sorgesse in via degli Agli, una diramazione che parte da piazza Antinori dove si affaccia la chiesa di San Gaetano.
      Si narra, invece, che nell’attuale piazza San Firenze, all’angolo con via della Condotta, dove si trova ora un piccolo Bar sorgesse la bottega di Masaccio.
      Pare più certa invece la notizia dell’ubicazione della bottega del Verrocchio (fucina di artisti tra cui Leonardo da Vinci, Botticelli, Ghirlandaio). Dal 1451 la famiglia Verrocchio possedeva una casa a Firenze all’incrocio di Via dell’Agnolo con Via de’ Macci. In un locale adiacente alla casa si trovava la sua bottega.

    • Non c’era una regola a questo proposito. Dipendeva dal talento del bambino. Andare a bottega era come andare a scuola e poteva capitare che un ragazzino fosse introdotto all’età di 12 o 13 anni oppure anche a 10 anni.
      Per chi era figlio di un artista invece la pratica in bottega iniziava ancora prima.
      Era un lavoro, una scuola e un percorso di vita.

    • Posso indicarti alcuni volumi interessanti da cui iniziare una ricerca sul tema.
      “La bottega dell’artista. Tra Medioevo e Rinascimento” (1998), a cura di R. Cassanelli – Ed. Jaca Book
      “Il mondo degli artisti nel Rinascimento fiorentino. Committenti, botteghe e mercato dell’arte” (2001), di Martin Wackernagel – Ed. Carocci
      “Pittori in bottega. Milano nel Rinascimento. Milano nel Rinascimento” (1996), di Janice Shell – Ed. Allemandi

      • Grazie mille

        Un’ulteriore domanda. Secondo lei come mai sono usciti tanti artisti straordinari. Erano già estremamente talentuosi al loro ingresso in bottega o c’era qualche dinamica interna che permetteva il fiorire delle capacità?

        • Di solito erano davvero ragazzi count talento di base eccezionale. Non dobbiamo dimenticare però che su 10 allievi magari uno era geniale e gli altri mediocri. Noi oggi ricordiamo e ammiriamo le opere dei geni, ma quanti artisti di bottega meno talentuosi hanno aiutato i loro compagni con un talento fuori dal comune?
          Nel Rinascimento l’arte era anche un lavoro di squadra o meglio, di bottega.

    • Quando un ragazzo entrava in bottega faceva un periodo di tirocinio che durava tra 3 e 5 anni.
      All’ingresso del ragazzo nella bottega veniva firmato un contratto con un membro della famiglia e veniva corrisposto un compenso, perchè comunque il ragazzo avrebbe svolto un lavoro manuale. Ci sono casi documentati però in cui la famiglia pagava un artista famoso per permettere che un ragazzo entrasse in una bottega prestigiosa.
      Ti consiglio un sito che spiega nel dettaglio come avveniva il reclutamento e dove trovi anche un estratto da un contratto del Quattrocento: http://www.mirkonikolic.com/text/text2/capB4.html

  2. Ciao ti chiedo se a proposito della bottega sapresti indicarmi qualche testo che trtti il concetto della copia all’interno. Mi spiego meglio: come veniva inteso l’atto del copiare, sia dai maestri quando si tratta dagli apprendisti, sia in termini più generali.
    Ti ringrazio!

    • Provo a fare qualche ricerca. Per il momento ti lascio il link di un manuale edito da Laterza in cui è evidente che la copia era una pratica quotidiana.
      Sarebbe stato impossibile il recupero dell’antico nel Rinascimento senza la copia delle opere rinvenute negli scavi archeologici del tempo.

  3. buongiorno, leggendo i commenti le chiedo, per caso ha più scritto un post sugli strumenti di bottega ?
    e invece questo link non risulta più attivo “Ti consiglio un sito che spiega nel dettaglio come avveniva il reclutamento e dove trovi anche un estratto da un contratto del Quattrocento: http://www.mirkonikolic.com/text/text2/capB4.html” saprebbe indicarmi altre fonti che trattino il reclutamento e mostrino i contratti del tempo ?
    grazie.

    • Il Rinascimento parte dall’arte italiana e si diffonde ovunque perchè gli artisti italiano sono stati in grado di sintetizzare le migliori esperienze europee del periodo. Nessuno mette in dubbio che anche fuori dall’Italia ci siano stati grandi artisti ma in Italia alcune personalità artistiche e alcuni mecenati sonno stati in grado di creare un ambiente in cui lavorare, riflettere e teorizzare tecniche e soggetti. Dall’Italia è partito un nuovo corso che ha definito il destino dell’arte dei secoli successivi.

  4. Le botteghe fiorentine erano comunita di creativita ed innovazione, dove sogni, passioni e progetti potevano intrecciarsi l un l altro. Gli apprendisti, i lavoratori, gli artigiani, gli ingegneri, gli artisti in erba e gli artisti ospiti erano interdipendenti ma gia indipendenti, i cui sforzi disparati erano vagamente coordinati da un artista di spicco, il fulcro della bottega  il  Maestro . Nonostante aiutava ad individuare i nuovi talenti, a mediare tra le comunicazioni e a fare da mentore agli artisti piu giovani, il Maestro non definiva in alcun modo il lavoro degli altri.

  5. Essendo alle prime armi con la pittura a olio e grande appassionato di questo periodo provo a fare una domanda che forse risulterà stupida….,c’è in Italia almeno una bottega che continua a fare questo tipo di lavoro?

  6. Salve, sono un’insegnante di chimica dei materiali al liceo artistico. Vorrei che mi indicasse dei testi o articoli in cui ritrovare le tecniche adoperate nelle botteghe del Rinascimento per preparare i colori, partendo dai pigmenti.
    Grazie

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