Italia segreta: città insolite e territori da visitare

Castelli Romani

 ITALIA SEGRETA: CITTÀ INSOLITE E TERRITORI DA VISITARE TRA ARTE E STORIA

Se anche tu, come me, non ti stanchi mai di viaggiare in Italia e vuoi scoprire un’Italia segreta e quelle città e territori insoliti che spesso non sono presi in considerazione dal turismo mordi e fuggi, questo è il post che fa al caso tuo.

Ogni tanto mi prendo del tempo per cercare quei luoghi poco noti ma ricchi di storia e arte, che permettono di scoprire l’Italia in modo nuovo.
In questo post trovi alcuni dei luoghi che ho inserito nella mia personale lista che ho chiamato “Italia segreta”.

Li condivido con te, sperando possa esserti di ispirazione per il tuo prossimo viaggio in Italia.

Italia segreta

I Castelli Romani

Da sempre i Castelli Romani sono famosi per la bellezza e il clima, tuttavia sono sottovalutati e raramente presi in considerazione per un tour culturale.
In realtà hanno uno straordinario valore storico-artistico.

I Castelli Romani sono situati tra colline e laghi di origine vulcanica (il lago di Nemi e il lago Albano), a sud del fiume Tevere e a nord del monte Circeo. È qui che i primi latini hanno fondano la leggendaria città di Alba Longa, che poi darà origine a Roma.

La denominazione attuale di “Castelli Romani” risale al XIV secolo quando molti abitanti di Roma, per sfuggire alle difficoltà della vita in città, si rifugiarono nei feudi delle famiglie patrizie romane. In realtà è fin dall’età repubblicana romana e poi in età imperiale che la via Appia diventò un luogo privilegiato per bellezza e clima, un territorio in cui gli aristocratici romani (consoli, senatori, intellettuali) si ritiravano per riposare.

L’Otium, cioè il riposo a contatto con la natura in un luogo in cui coltivare le amicizie più vere e lo studio, diventa uno stile di vita ai Castelli Romani.
Anche Marco Tullio Cicerone aveva una residenza in questi luoghi, sul colle del Tuscolo, dove ora si trova una chiesa straordinaria, l’abbazia di San Nilo a Grottaferrata.
Un luogo meraviglioso dove scrisse le celebri “Tuscolanae Disputationes“.

L’abitudine a rifugiarsi presso i Castelli Romani per ritrovare pace e serenità continua anche in epoche successive a quelle romane e trova il suo massimo splendore tra il Cinquecento e il Settecento, quando il Papa trasferisce la sua residenza estiva a Castel Gandolfo.
Scriveva infatti Goethe nel suo “Viaggio in Italia”:

“Così come gli antichi romani, già qui avevano posto le loro ville, nello stesso modo circa cent’anni fa i più ricchi ed influenti abitanti di Roma si sono costruiti le loro”.

I Castelli Romani diventano il luogo preferito delle famiglie aristocratiche romane come i Colonna, gli Orsini, gli Aldobrandini, i Barberini.
Mecenati colti, potenti e raffinati, attirarono qui importanti talenti del tempo come San Gallo, Borromini, Vanvitelli, Domenichino, Pietro da Cortona e molti altri, in una sorta di gara di bellezza per costruire ville sfarzose e raffinate, giardini lussureggianti e decorazioni grandiose.

Ancona

Ancona

Ancona

Ancona ha un glorioso passato come crocevia commerciale e “porta d’Oriente”.
Il suo porto, alternativa a quello di Venezia, è sempre stato un punto di riferimento importante per le tratte commerciali che dal Medio Oriente conducevano in Inghilterra.

Ancona fu un libero comune dal XI secolo al 1532, che intratteneva relazioni con molti porti d’Oriente e d’Occidente, avendo fittissimi rapporti commerciali e culturali con la Dalmazia, Ragusa, Zara, Traù e Sebenico.
Fu Clemente VII ad annettere la città allo Stato Pontificio il 19 settembre 1532.

Questo evento tuttavia non cancella le tracce di un passato luminoso e in cui Ancona è stata tra le città protagoniste del “Rinascimento Adriatico”.
Ad Ancona infatti hanno lavorato scultori e architetti dalmati quali Giorgio Orsini da Sebenico (1410-1475) e Giovanni Dalmata (1440-1515); i principali pittori delle Marche quali Nicola di Maestro Antonio e Carlo Crivelli; negli anni del tramonto e della sottomissione al Papato invece sono segnati dall’arrivo di un’opera importante di Tiziano per la città (Pala Gozzi) e da due soggiorni di Lorenzo Lotto, che qui cominciò a scrivere il “Libro di spese diverse, un prezioso diario e catalogo della propria opera.

Monferrato

Monferrato

Il Monferrato

La storia del Marchesato del Monferrato si lega alla dinastia dei Marchesi Paleologi (1306-1533), che aveva ereditato questo territorio nel 1305, dopo la morte senza eredi di Giovanni I.
Nel corso del Quattrocento, i Marchesi e le grandi famiglie aristocratiche a cui erano legati, riuscirono a creare una corte rinascimentale colta e e aperta verso molteplici orizzonti nazionali ed anche internazionali.

La presenza presso la corte del Monferrato di umanisti quali Martino Paolo Nibbia, Benvenuto Sangiorgio, Galeotto del Carretto e, in fasi diverse, di artisti quali Macrino d’Alba, così come l’apertura verso gli scultori già attivi presso la Certosa di Pavia e poi verso un architetto quale Matteo Sanmicheli, fanno della piccola ma raffinata corte quasi un unicum nel nord-ovest d’Italia.

Il clima culturale muterà nel Monferrato quando il Marchesato passerà, per il matrimonio di Margherita Paleologa a Federico II Gonzaga (3 Ottobre 1531, Casale), ai signori di Mantova.
Si tratta di una delle manovre diplomatiche più spregiudicate di tutto il Cinquecento, della quale fu promotore l’imperatore Carlo V.
Questo periodo corrisponde ad una profonda mutazione culturale e sociale ed avvia il declino della parte più luminosa della sua storia.

Benevento

Benevento

Benevento

Il territorio di Benevento fu indipendente per quasi trecento anni.
Tale autonomia culturale è il tratto più affascinate della lunga storia di questo ducato meridionale che produsse forme altamente originali nell’architettura, nella pittura, nella miniatura, nella musica e nella scrittura.

Alla fine dell’ottavo secolo, Benevento era indicata come ‘altra Pavia’, a evidenziarne il ruolo di città capitale sia politica sia culturale. Ruolo oscurato solo nel XI secolo,con la conquista normanna e l’annessione da parte del Papato (1081).
La storia dei Longobardi in Italia, Historia Longobardorum, e dunque anche del Ducato di Benevento, è stata raccontata da Paolo Diacono (720 d.C. c. – 799 d.C.), straordinaria figura di storico, poeta, preumanista e monaco.

Certosa di Serra San Bruno

Certosa di Serra San Bruno

La Calabria

Con tre devastanti scosse del 5 e 7 febbraio e del 28 marzo 1783 il terremoto, ricordato dalle fonti come ‘Iliade funesta’, si trasformò in uno sconvolgente evento che rase al suolo buona parte della Calabria Ultra (o Ulteriore).
Il Governo di Napoli predispose tempestivamente una serie di misure economiche, mettendo a disposizione uomini altamente qualificati e mezzi, avviando rapidamente la ricostruzione.
Geologi, scrittori, scienziati, filosofi, avventurieri, archeologi, accorsero da tutta Europa negli anni successivi, descrivendo gli effetti della catastrofe e indagandone le cause.

La ricostruzione porterà alla creazione delle così dette ‘Città nuove di Calabria”’ che sostituirono, talvolta anche in siti diversi da quelli originari, i precedenti centri abitati.
Si tratta di un fenomeno poco conosciuto di cultura ‘razionale’ e illuminista che caratterizza e segna fortemente quest’area del meridione della penisola all’indomani del sisma.

La Certosa di Serra San Bruno, sin dall’undicesimo secolo fu centro eminente di potere e ancora nel Settecento rimaneva uno dei più grandi complessi feudali ecclesiastici del Regno.
All’indomani del sisma del 1783, la biblioteca, l’archivio e i beni immediatamente mobili, nonché i più preziosi furono portati altrove (Napoli) ed in parte dispersi.
L’intero centro urbano del paese di Serra San Bruno risulta oggi infatti caratterizzato dal reimpiego, avvenuto tra la fine del XVIII secolo ed i primi decenni del XIX, di materiali edilizi, oggetti, suppellettili, opere d’arte, provenienti proprio dal complesso monastico, quasi totalmente raso al suolo dal sisma.

Destino parallelo ebbe il poderoso complesso di San Domenico a Soriano, epicentro del sisma del 7 febbraio 1783.
Il sito deve il suo nome dal grandioso Convento di San Domenico, insieme monumentale sia per l’architettura, sia per le ricchezze, sia per l’importantissima biblioteca che lo qualificavano come uno dei luoghi più rilevanti d’Italia meridionale.

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