Le opere di El Greco tra visioni e innovazioni

ElGreco 7

Ti sei mai chiesto perché le opere di El Greco sono così uniche?
Se ti sei mai avventurato nel mondo artistico di El Greco, non avrai potuto fare a meno di rimanere rapito dal suo peculiare tocco. Immerso in una galleria pullulante di varie opere d’arte, diventa pressoché impossibile ignorare i suoi capolavori, che catturano l’attenzione per la loro modernità e per i colori brillanti.

Le opere di El Greco sono estremamente moderne e per questo affascinano chiunque le osservi. Sono state realizzate nel pieno della Controriforma ma possiedono la forza delle opere visionarie e sono ricche di innovazioni, che ancora oggi ispirano gli artisti contemporanei.
Ecco quali opere devi conoscere.

Le opere di El Greco tra visioni e innovazioni

El Greco | Trittico di Modena

El Greco, dettaglio del Trittico di Modena

Ho sempre considerato El Greco come un artista brillante e un innovatore rivoluzionario del suo periodo. Probabilmente è stato un artista che per lungo tempo non è stato compreso e, infatti, dovette spostarsi da Creta a Venezia, da Roma a Madrid, finché non arrivò a Toledo dove la sua arte trovò il modo di esprimersi appieno.
Vero e proprio fulcro del Rinascimento Spagnolo, l’artista ha concepito un linguaggio estetico unico in un’era che non concedeva grande spazio alla trasgressione creativa.

Ecco le opere di El Greco che devi conoscere assolutamente.

TRITTICO DI MODENA (1567-1569)

Si tratta di un piccolo altare portatile destinato alla devozione privata. Costituito da tre elementi uniti e che si possono chiudere, dipinti su entrambi i lati.
Oggetti come questo erano molto in voga nel Cinquecento e le botteghe cretesi e veneziane (Creta era territorio di Venezia all’epoca) ne producevano in grande quantità.

Tra le cose da sapere su El Greco dobbiamo ricordare che si era formato come pittore di icone a Creta ma che nel 1567 si trasferì a a Venezia, in cerca di fortune e di maggiore gloria. Questo piccolo altare appartiene proprio al periodo immediatamente successivo all’arrivo di El Greco a Venezia e dimostrano non solo il suo grande talento (aveva circa 26 anni) ma anche la sua conoscenza della pittura veneziana.

RAGAZZO CHE ACCENDE UNA CANDELA – EL SOPLÓN (1571-1572))

Questo dipinto, nel 1644 e nel 1653, si trovava presso Palazzo Farnese a Roma ed è uno dei dipinti più affascinanti del periodo romano di El Greco.
Si tratta di un puro esercizio di stile, forse l’opera faceva parte del gruppo di opere che presentava ai committenti cui si presentava per dimostrare la sua abilità.

Di sicuro è da sempre considerato la ricostruzione del leggendario dipinto del IV di Antifilo di Alessandria e descritto da Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”, come esempio di un abile ricerca luministica che già le opere antiche possedevano già.
In realtà anche Jacopo Bassano, pittore veneto che El Greco conosceva, aveva realizzato un’opera simile.
El Greco continuò a dipingere questo soggetto anche in Spagna, aggiungendo altri personaggi sulla tela.

El_Greco

El Greco, Ragazzo che accende una candela

SAN MARTINO DIVIDE IL MANTELLO CON UN MENDICANTE (1597-1599)

L’opera fu commissionata per la Cattedrale di San Josè a Toledo.
La tela oggi si trova alla National Gallery of Art di Washington e descrive San Martino di tours, soldato romano, nell’atto di tagliare con la spada il suo mantello verde e donarlo al povero.
Il santo indossa una corazza decorata in modo raffinato e dei bei calzari, come era in uso tra gli ufficiali dell’esercito romano. La figura è snella e si allunga nella tela rettangolare, come anche quella del mendicante nudo.
Del dipinto si conoscono almeno quattro repliche, ritenute perlopiù autografe o di artisti appartenenti alla bottega di El Greco.

img El Greco a Milano

El Greco, San Martino (dettaglio)

L’ANNUNCIAZIONE (1597-1600))

Più passa il tempo e più le opere di El Greco cominciano a sviluppare uno stile unico e inconfondibile, lontano dai modelli veneziani.
L’uso del colore e la tecnica pittorica è di ispirazione veneziana ma sono i soggetti e la prospettiva a subire una decisa trasformazione.
In questa tela tutto scintilla e un’atmosfera ultraterrena avvolge la scena impedendoci di distinguere i cori degli angeli in alto dall’Annunciazione in basso.

L’Annunciazione, che fa parte ora della collezione di opere del Museo National del Prado, è un’apoteosi di luci, con colori brillanti e uno spazio che da reale diventa celestiale e viceversa.

El Greco | Annunciazione

El Greco, Annunciazione

LAOCOONTE (1610-1614)

Questo dipinto, estremamente moderno, è una libera interpretazione del gruppo scultoreo del Laocoonte conservato presso i Musei Vaticani e che quasi certamente El Greco vide durante il suo soggiorno romano.

La scultura viene qui scomposta da El Greco e i personaggi, per come sono descritti, ricordano le sculture di Michelangelo. Le figure sono snelle e in parte ripropongono i tratti dell’originale, che si trovano immersi in un paesaggio completamente diverso da quello dell’antica Troia. Infatti, sullo sfondo si vede la città di Toledo.

El Greco | Laocoonte

El Greco, Laocoonte

L’ADORAZIONE DEI PASTORI (1612-1614)

Il tema dell’Annunciazione è stato trattato da El Greco durante tutta la sua vita infatti questa tela era destinata alla sua cappella funeraria.
L’opera rimase nella chiesa di Santo Domingo el Antiguo di Toledo, dove l’artista fu sepolto, fino al 1954. Anno in cui venne acquistato dal Museo del Prado, dove ora esposto con la sua cornice originale.

L’Adorazione dei pastori è una delle ultime opere di El Greco, che lavorò al all’opera fino agli ultimi giorni della sua vita. Per questa te la scelse un formato verticale ed è uno dei suoi più grandi capolavori.

El Greco | L'Adorazione dei pastori

El Greco, L’Adorazione dei pastori

Nell’arte come nella vita, El Greco è stato un faro di autenticità e innovazione.
Ha dipinto opere visionarie, in grado di anticipare i tempi e non si è limitato a soddisfare i suoi committenti ma ha voluto lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.
La sua eredità vive non solo nelle sue opere, ma anche nell’infinita corrente di ispirazione che ha lasciato dietro di sé.

Condividi su

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *