IL NOVECENTO
Non smetterò mai di ringraziare St-ART della disponibilità a condividere sul mio blog gli approfondimenti ai grandi capolavori dell’arte. In questo post viene proposta un’opera di Escher, che mi fa piacere pubblicare proprio a due giorni di distanza dall’uscita del nuovo logo di ART post Blog.
Il nuovo logo, ovvero il marchio, richiama un po’ le illusioni e i giochi ottici di questo visionario artista, che mi ha sempre affascinata.
Ecco perché … … …
Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972) “Relativity/Relatività” (1953), litograph print, 277 mm x 292 mm.
“Il disegno è illusione: suggerisce tre dimensioni sebbene sulla carta ce ne siano solo due.”
In questa semplice e quasi ovvia osservazione risiede la sfida e la ricerca del lavoro del visionario artista olandese Maurits Cornelis Escher, che ha sfruttato le leggi gestalitiche della percezione e quelle matematiche per creare i suoi mondi fantasiosi ed impossibili, eppure perfettamente logici.
In questa semplice e quasi ovvia osservazione risiede la sfida e la ricerca del lavoro del visionario artista olandese Maurits Cornelis Escher, che ha sfruttato le leggi gestalitiche della percezione e quelle matematiche per creare i suoi mondi fantasiosi ed impossibili, eppure perfettamente logici.
Il decennio che va dal 1946 al 1956 è interamente dedicato allo studio della prospettiva ed all’esplorazione per i più insoliti angoli di visione: i rapporti di alto/basso, destra/sinistra dipendono unicamente dalla posizione che assume l’osservatore, di modo che ogni scena presa singolarmente appare perfettamente realistica, ma in rapporto alle altre rivela relazioni tra di loro impossibili.
In “Relatività”, ma si potrebbe fare un discorso analogo per le opere “Salita e discesa” o “Casa di scale”, il sopra ed il sotto assumono infatti valenze del tutto estemporanee, legate all’angolo di visuale che si sceglie di privilegiare in un dato momento, disorientando fortemente l’osservatore che scelga di cimentarsi ed addentrarsi nella loro esplorazione.
In “Relatività”, ma si potrebbe fare un discorso analogo per le opere “Salita e discesa” o “Casa di scale”, il sopra ed il sotto assumono infatti valenze del tutto estemporanee, legate all’angolo di visuale che si sceglie di privilegiare in un dato momento, disorientando fortemente l’osservatore che scelga di cimentarsi ed addentrarsi nella loro esplorazione.
(Chiara)
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