Palazzo della Pilotta opere e storia Palazzo della Pilotta opere e storia

 Palazzo Pilotta | musei Parma

PALAZZO DELLA PILOTTA OPERE E STORIA

Palazzo della Pilotta è il simbolo del potere della famiglia Farnese ma è anche il luogo in cui è possibile scoprire la storia di Parma attraverso gli edifici che lo compongono e le opere d’arte che custodite all’interno.

In questo post ti racconto la storia di Palazzo della Pilotta e le opere che puoi ammirare.

Palazzo della Pilotta

Palazzo Pilotta Parma

Palazzo della Pilotta è in realtà un complesso monumentale concepito originariamente come contenitore dei servizi della corte dei Farnese.

PALAZZO DELLA PILOTTA STORIA

Il complesso di edifici ha un nome strano e deriva dal gioco della “pelota” che si praticava nei suoi cortili.

La storia del Palazzo della Pilotta ha inizio intorno al 1583, durante gli ultimi anni del ducato di Ottavio Farnese (1547-1586) su progetto di Francesco Paciotto.
Il primo nucleo del complesso della Pilotta fu il Corridore, una galleria sopraelevata che oggi è la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina.

Dal 1602 Ranuccio I contribuì a definire quello che, ancora oggi, è la struttura del Palazzo della Pilotta. Un edificio organizzato per creare un sistema di corti, collegato con il palazzo Ducale, che fu distrutto durante i bombardamenti su Parma della Seconda Guerra Mondiale, e con quello del Giardino, collocato sull’altra sponda del torrente Parma.
I cortili interni e le ali realizzate da milioni di mattoni erano destinati a contenere magazzini, scuderie, caserme e anche una grandiosa sala “polifunzionale” poi trasformata in teatro di corte.

La prima fase dei lavori del Palazzo della Pilotta terminò nel 1611, a eccezione del teatro Farnese costruito nel 1618-1619 e inaugurato nel 1628.
Per anni il Palazzo della Pilotta fu anche il luogo in cui si conservavano le opere della collezione Farnese e che ebbe varie vicissitudini.

Con l’Unità d’Italia, il Palazzo della Pilotta fu protagonista di lavori strutturali che trasformarono il sistema di corte in complesso “monumentale” a sé e le collezioni si trovarono divise per tipologie e gestite da tre differenti istituzioni: Galleria, Museo e Biblioteca.

Nel 1885 la biblioteca ducale assunse l’attuale denominazione di Palatina, mentre quattro anni dopo, nel 1889, nacque la Sezione musicale. Nel 1963, avvenne infine l’istituzione del Museo Bodoniano, il più antico museo della stampa in Italia, che ospita il vastissimo corredo di strumenti tipografici e i preziosi volumi realizzati dalla stamperia di Bodoni.

Dal 2016 questi istituti culturali e le collezioni ospitate sono state riunite, dando vita a un complesso monumentale unico.

PALAZZO DELLA PILOTTA OPERE

Palazzo della Pilotta oggi è il luogo in cui si conservano opere d’arte di altissimo valore e la storia dei questa collezione ha avuto varie vicissitudini.
Nel corso del Seicento le collezioni artistiche dei Farnese, ricche di capolavori, vennero trasferite da Roma a Parma: prima la biblioteca e le monete antiche, poi la quadreria e i disegni, infine alcuni esemplari della statuaria antica, cui si aggiunsero i beni provenienti da acquisizioni e confische ai ricchi feudatari parmensi e a diverse chiese e conventi.

Nel 1734, Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V e di Elisabetta Farnese, trasferì il patrimonio dei Farnese a Napoli, lasciando la Pilotta priva delle sue ricchezze artistiche. Fu così fino all’insediamento del fratello nel 1749, Filippo di Borbone (1748- 1765), autore di un’azione di risarcimento e di una illuminata azione di rinnovamento politico e culturale, che nel giro di pochi anni, vide sorgere una fornitissima biblioteca (all’origine dell’attuale Biblioteca Palatina), un’Accademia di Architettura, Pittura e Scultura (le cui collezioni artistiche e archeologiche costituiscono i nuclei iniziali della Galleria Nazionale e del Museo Archeologico) e la stamperia di Giambattista Bodoni, illustre tipografo di fama mondiale.

Leonardo da Vinci | Scapiliata

La Scapigliata di Leonardo da Vinci, Palazzo della Pilotta.

PALAZZO DELLA PILOTTA: LE OPERE DELLA GALLERIA NAZIONALE

I Farnese, che furono mecenati e grandi collezionisti, accumularono fra Cinque e Settecento un patrimonio artistico e culturale tra i più importanti del loro tempo.
Tra Parma e Roma, la loro collezione contava circa 3000 opere, tra cui dipinti, oggetti d’arte e antichità.
Delle opere attualmente conservate nella Galleria Nazionale, i ritratti costituiscono il segno di una volontà autocelebrativa e, insieme, il nucleo di partenza della futura collezione.

In particolare il “ritratto di papa Paolo III con un nipote”, realizzato da Sebastiano del Piombo, è forse il più importante di tutta la collezione.

A Parma, l’interesse dei Farnese si concentrò inizialmente sui dipinti di scuola locale (Correggio, Parmigianino, Bedoli), allargandosi poi alle opere sequestrate ai feudatari locali. Successivamente, anche grazie ai rapporti politici e alleanze matrimoniali, si ampliò fino a comprendere opere da tutta Europa.

A fine Seicento, Ranuccio II creò la “Ducale Galleria”, trasferendo a Parma gran parte del patrimonio accumulato da Roma e dando forma ad un museo in cui vi era la distinzione fra arredi delle residenze di corte e le opere d’arte.

Nel 1731 l’ultimo duca, Antonio, morì senza eredi. Il suo successore, il nipote Carlo di Borbone, rimase a Parma per soli quattro anni e, incoronato re delle due Sicilie, trasferì quasi tutta la collezione a Napoli, svuotando completamente le residenze parmigiane, fatta eccezione per dipinti celebri quali “La guarigione del cieco natodi El Greco e il citato “Ritratto di Paolo IIIdi Sebastiano del Piombo.

Con l’arrivo a Parma nel 1748 del duca Filippo di Borbone, fratello minore di Carlo, e della moglie Luisa Elisabetta di Francia, figlia di Luigi XV, si avviò una nuova stagione culturale ispirata alle idee illuministiche. Nel 1752 fu istituita l’Accademia di Belle Arti che, con i saggi degli allievi e i dipinti vincitori dei concorsi insieme alle raccolte ducali, contribuì alla nascita dell’attuale Galleria e alla sua spettacolare raccolta di capolavori.

Il potenziamento della pubblica istituzione museale si deve alla duchessa Maria Luigia d’Austria, che agli inizi dell’Ottocento incaricò l’architetto Nicola Bettoli e l’incisore Paolo Toschi di progettare una nuova sistemazione espositiva capace di dare massimo risalto alle grandi pale d’altare di Correggio accanto ai numerosi dipinti e alle acquisizioni via via effettuate.

Nella seconda metà del Novecento tutti gli spazi dell’attuale Galleria Nazionale, compresi gli antichi fienili posti nell’Ala Nord del complesso, sono stati ripensati e recuperati.
Il progetto, realizzato in più fasi dall’architetto parmigiano Guido Canali, mira a sottolineare l’ampiezza e la struttura originaria degli ambienti dell’antico palazzo, ma anche a recuperare e attualizzare l’originario assetto della galleria ottocentesca.

Tra le opere visibili ancora oggi nel Palazzo della Pilotta, vi è la spettacolare coppia di “Colossiin basanite del II sec d.C., raffiguranti Dioniso ed Eracle, scoperti sul Palatino e trasferiti dai Farnese a Colorno per ornare il giardino della reggia.
Nell’Ottocento, Paolo Toschi, celebre incisore e direttore dell’Accademia, convinse la duchessa Maria Luigia a accoglierle nella grande e luminosa tribuna ovale della Galleria, dove si trovano tutt’ora.

Altre antichità di pregio sono il “Torso dell’Eros”, copia romana del celebre Eros di Prassitele, che pur essendo incompleto mostra ancora lo stile caratteristico del grande maestro di età classica, e la “Testa colossale di Zeus”, splendida scultura di chiara derivazione ellenistica oggi esposta nel vestibolo del Teatro Farnese.

Se si vuole conoscere il Palazzo della Pilotta non si può non soffermarsi sul Teatro Farnese, realizzato nel 1618 come primo spazio stabile per rappresentazioni.
Si tratta di un capolavoro del capolavoro e che merita un approfondimento dedicato che puoi leggere nel post Teatro Farnese storia e curiosità.

Forse però l’opera più interessante da vedere presso il Palazzo della Pilotta è la celebre Scapigliata di Leonardo da Vinci, descritta nel Codice Vaticano Urbinate con queste parole:

“Fa tu adonque alle tue teste gli capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti e con diverso revoltare graziosamente ornargli, e non far come quelli che gli ’npiastrano con colle e fanno parere e visi come se fussino invetriati: umane pazzie in aumentazione, delle quali non bastano li naviganti a condurre dalle orientali parti le gomme arabiche, per riparare ch’el vento non varii l’equalità delle chiome, che di più vanno ancora investigando” (cfr. 404 nel Codice Vaticano Urbinate, lat. 1270).

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