Roberta Maria Riccio Chirivino, in arte Ri.Chi, e l’istante creativo

Roberta Maria Riccio

ROBERTA MARIA RICCIO CHIRVINO, IN ARTE RI.CHI, E L’ISTANTE CREATIVO

Roberta Maria Riccio Chirivino, in arte Ri.Chi, è nata a Magenta, vive tra Magenta e Milano, ha studiato alla Sorbona e oggi hai il suo atelier a Milano, in Brera.
Le sue opere sono il frutto di stimoli e radici culturali che trovano compimento in un “istante creativo” che trasforma l’idea in opera d’arte.

Ho intervistato Ri.Chi per conoscerla meglio, per capire come nascono le sue opere e il suo rapporto con la storia dell’arte, con il territorio in cui lavora e con le nuove tecnologie.

Intervista a Roberta Maria Riccio Chirivino, in arte Ri.Chi

Roberta Maria Riccio | opera

Caterina Stringhetta: Dando un’occhiata al tuo sito web la prima cosa che ho notato sono i riferimenti a Botticelli, Michelangelo e Matisse presenti nelle tue opere. Che rapporto hai con la storia dell’arte e quanto è importante nel tuo percorso creativo?

Ri.Chi.: Fondamentale. Di formazione classica, attingo continuamente alla fonte delle espressioni artistiche della storia, ma anche contemporanee.
Esse sono principio e finalità del mio percorso creativo. Spinta propulsiva poiché forniscono lo stimolo al pensiero laterale e al suo movimento tra il nuovo il conosciuto, fino a generare quell’ “istante creativo” di cui prendersi cura perché si trasformi in creazione non solo del pensiero, ma anche visibile agli occhi.
Sono anche il fine dell’opera che mira a comunicare un universo di riferimenti simbolici e richiami atti a stimolare una riflessione ed attivare un coinvolgimento intellettivo, nonché un piacere estetico.

In rapporto alla storia dell’arte, credo nella capacità di rinnovamento più che nella rivoluzione e nella rottura. In questo senso l’opera d’arte contemporanea è capace di generare continuamente un universo di riferimenti sempre nuovo e ciò è possibile attraverso la relazione e il dialogo constante con essa.
L’ideale di bellezza e di armonia espresso nell’arte classica dalle proporzioni auree sono, ad esempio, messe in relazione, in alcune mie opere, con la vitalità e la spontanea bellezza della natura, soprattutto nei suoi dettagli più semplici e comuni.

Certamente Botticelli, Michelangelo, i gouaches découpès di Matisse, le pensées visibles di René Magritte, ma anche Tomi Ungerer, John Heartfield, Jean-Paul Goude, Ai Weiwei, Félicien Rops, e ancora, Joseph Albers, Max Bill, Piet Mondrian sono alcuni degli artisti con i quali apro finestre di dialogo e costruisco continui hyperlink.

Caterina Stringhetta: Come nascono le idee per le tue opere?

Ri.Chi.: Le idee per le mie opere nascono sempre dalla disponibilità e ricchezza di stimoli. Le idee hanno bisogno di azione e di riposo.
Amo viaggiare, visitare, leggere, ricercare e comprendere; è la curiosità e la voglia di scoprire, di espormi e di abbracciare le novità che spingono e muovono il pensiero sempre un po’ oltre, verso nuove strade percorribili, alla ricerca di significati sempre nuovi e di ispirazioni.

Gli stimoli intellettivi e visivi hanno poi bisogno di sedimentare, di essere meglio sondati e compresi, in una fase di incubazione ed elaborazione, attraverso flussi di pensiero che li mettono in relazione con il mio patrimonio di conoscenza e di esperienza. Da questo insight, così, spontaneamente, nasce un’intuizione veloce, quella che io chiamo “istante creativo”, che, ancora avvolta nel suo mistero, porta con sé emozione ed eccitazione.
Lo step successivo è invece basato maggiormente su analisi e progettualità perché dall’idea di raggiunga la concretezza e il risultato percettibile agli occhi.

opera Roberta Maria Riccio

Caterina Stringhetta: Quando hai capito che saresti diventata un’artista?  

Ri.Chi.: La mia passione per l’arte si rivela fin da piccola; attrazione per la bellezza, attitudine al bel disegno nell’infanzia allorché già comprendo essere l’arte il linguaggio prediletto per esprimermi e prosegue, come un fil rouge, con i primi bozzetti per abiti da sera a 6 anni e le prime tele ad olio a 13 anni.
Trascorrevo le ore nei musei italiani a contemplare le opere dei nostri pittori classici, avvicinandomi più che potevo alle tele per cercare di comprenderne la tecnica pittorica e scorgere le differenze tra velature e sfregazzi. È poi a Parigi dove ho compreso che sarei diventata un’artista, durante gli studi in Sorbona e l’assidua frequentazione di mostre e gallerie d’arte, artisti e intellettuali.
Così, naturalmente, ho comprato le tele e i colori da Charvin e ho deciso di trasformare l’appartamento dove risiedevo a Parigi nel mio primo atelier, in Rue Berger, nel 2014.

Caterina Stringhetta: Sei nata a Magenta, vivi tra Magenta e Milano e hai oggi il tuo atelier a Milano, in Brera. Che rapporto hai con la tua città e più in generale con la Lombardia e l’Italia? Ritieni che sia importante il luogo in cui un’artista vive e lavora oppure non ha alcuna importanza perché ogni artista ormai può connettersi con qualsiasi luogo del mondo attraverso Internet e i social network?

Ri.Chi.: La mia prima tela parigina rappresenta la cupola della Basilica di Magenta, un esperimento tra il metafisico e il surreale. E la mia seconda tela del periodo francese rappresenta un dialogo con la Pietà di Bellini: “Rêverie de voyage. Pinacothèque de Brera”. L’inizio della ma espressione artistica è stato dunque un ritorno alle origini, un riappropriarsi delle proprie radici culturali e identitarie italiane.

Magenta ha una storia importante legata all’Unità d’Italia, è vicino al Parco del Ticino e a Robecco sul Naviglio, luoghi della mia infanzia dove ripercorrere ricordi e sensazioni, ordinare il flusso di esperienze vissute e di stimoli acquisiti. Milano è altrettanto rilevante per gli stimoli intellettuali e creativi che ne derivano, per la sua rete artistica, culturale e per la sua importanza strategica nei settori del design, del graphic design e del fashion, capaci di lanciare trend internazionali che influenzano anche l’espressione di chi ci lavora artisticamente.
Questa continua osmosi tra arte e l’interior design metropolitano e cosmopolita è evidente nel tratto minimalista geometrico delle mie ultime opere, con limitati e ricercati dettagli figurativi che abbracciano la filosofia del “less is more”. Soprattutto nelle città, sovraccariche di messaggi pubblicitari, si comprende  l’importanza di saper comunicare visivamente in modo essenziale.

L’internet of things permette di estendere il proprio mondo e di renderlo accessibile in remoto dovunque ci si trovi. Attraverso un tablet o uno smartphone, posso accogliere virtualmente nel mio atelier i visitatori, i collezionisti e coinvolgerli nelle mie attività creative.  Allo stesso modo, posso aggiornarmi e confrontarmi con un click.
Credo che internet e i social media permettano di potenziare la rete della conoscenza estendendola ben oltre i confini dello spazio.

Caterina Stringhetta: Quali sono i tuoi prossimi progetti e cosa sogni per il tuo futuro?

Ri.Chi.: Continuo il mio costante impegno per comunicare un mondo più sostenibile, in difesa dell’ambiente, nostro tesoro da non dissipare, l’arte è attivista silenzioso, ma potente.
Non escludo una collaborazione con associazioni di tutela dell’ambiente alla mia prossima mostra.

Roberta Maria Riccio

TUTTE LE INFORMAZIONI PER SEGUIRE IL LAVORO E I PROGETTI DI RI.CHI.

Tutte le informazioni sui progetti di Ri.Chi. le trovi nel suo sito richi-art.com, ma l’artista è anche presente sui social.
Puoi seguire gli aggiornamenti sul suo lavoro, le sue mostre e le sue iniziative su:
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Instagram – https://www.instagram.com/ri.chi._art/
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