Il Settecento – Pietro Longhi

Pietro Longhi (1701-1785), "The painter in the atelier/Il pittore nello studio" 1740-1745. Ca' Rezzonico, Venezia.

Pietro Longhi (1701-1785), “The painter in the atelier/Il pittore nello studio” 1740-1745. Ca’ Rezzonico, Venezia.

L’approfondimento del lunedì oggi lo dedico ad un’opera di Pietro Longhi.
Recentemente ho visitato, dopo molti anni, il Museo della Fondazione Querini Stampalia a Venezia che ha un’intera sala dedicata alle opere di questo artista e volevo proprio raccontarvi qualche cosa di lui.
Ringrazio St-ART, che mi offre la possibilità oggi di ricordare che le opere di Pietro Longhi si trovano anche in molti altri musei e una fra queste è esposta presso Ca’ Rezzonico, il Museo del Settecento Veneziano.

Pietro Longhi (1701-1785), “The painter in the atelier/Il pittore nello studio” 1740-1745. Ca’ Rezzonico, Venezia.

 

Lezione di geografia. Pinacoteca Querini Stampalia, Venezia.

Lezione di geografia. Pinacoteca Querini Stampalia, Venezia.

Pietro Longhi è il pittore della realtà.
Nelle sue opere sono rappresentate scene di vita quotidiana, descritte esattamente per quello che sono e senza il desiderio di insegnare qualche cosa o giudicare.
Le sue tele sono lo strumento perfetto per capire com’era la vita nel Settecento e ci offrono la sensazione di osservare quegli uomini e quelle donne, che Longhi ha immortalato per sempre, come se stessero mettendo in scena la loro vita.
Gurdare un’opera di Pietro Longhi non è molto diverso da una rappresentazione teatrale di Carlo Goldini.
In entrambi i casi c’è la stessa intenzione di descrivere la vita, i vizi, le virtù e le abitudini della borghesia mercantile veneziana, osservando il suo tempo come spettatori curiosi di sapere come stavano le cose nel Settecento.
Nell’opera “Il pittore nello studio”, esposta a Ca’ Rezzonico, è evidente la distanza tra Pietro Longhi e il pittore più famoso del suo tempo, ovvero Giambattista Tiepolo.
Tiepolo è uno dei grandi artisti del Settecento e il maggior esponente di una pittura di tipo teatrale, ma che aveva l’intento di stupire.
Se confrontiamo la sua opera del 1725 “Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle”, la scena immaginata è completamente diversa dall’ambientazione dell’opera di Longhi.
Tiepolo ci racconta una storia riportata da Plinio il Vecchio.
Alessandro Magno si rivolse ad Apelle, il più importante pittore del suo tempo, per far fare un ritratto a Campasse, che era la sua favorita.
Mentre dipingeva Apelle si innamorò di lei e Alessandro Magno, entusiasta per l’opera realizzata, donò la donna all’artista che diventò la sua musa.
Sono molte le emozioni che Tiepolo riesce a condensare in quest’opera e la scena è teatralizzata con l’intento di trasmettere l’attimo di smarrimento in cui Apelle s’innamora della donna bellissima che deve ritrarre sotto gli occhi del grande e potente Alessandro.
Tra l’altro in questo dipinto Tiepolo si ritrae nei panni di Apelle e la donna del quadro è sua moglie. 🙂

Longhi, invece, racconta con realismo di una dama accompagnata da un elegante cavaliere e di un pittore impegnato a ritrarla, Tutto è tranquillo e quasi banale.
Chissà se il pittore rappresentato è lo stesso Pietro Longhi!
Una scena quotidiana in cui sembra di sentire suoni familiari e che possiamo immaginare sia una situazione che normalmente accadeva in qualsiasi bottega.
Non ci sono emozioni, non c’è un prima e un dopo, c’è solo un momento qualsiasi bloccato sulla tela e che ci racconta come la vita, in fondo, sia un flusso costante di momenti e in cui le emozioni sono guizzi momentanei.
Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle. Museum of Fine Arts, Montreal.

Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle. Museum of Fine Arts, Montreal.

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