Alla scoperta della Casa Museo di Victor Horta a Bruxelles

im sala da pranzo Museo Horta

Conosci Victor Horta?
Se hai voglia di scoprire un artista unico e vuoi immergerti nel suo mondo ti consiglio di visitare la sua casa a Bruxelles.
La Casa di Victor Horta è un capolavoro architettonico che incarna l’essenza dello stile Art Nouveau. Progettata e costruita tra il 1898 e il 1901 da Horta, un visionario architetto belga, questa residenza riflette un approccio innovativo alla progettazione di spazi abitativi.

Oggi, è un patrimonio UNESCO e un museo aperto al pubblico che bookmirror_ Chiara Bressan ha visitato per noi. Chiara ci ha già raccontato le meraviglie della casa di James Ensor a Ostenda dell’Adornesdomein di Bruges e dell’Hotel d’Hane Steenhuyse, e ora ci descrive un’altra casa.museo straordinaria. Sono lieta di condividere nel blog la sua esperienza, che probabilmente ti farà venire voglia di partire per il Belgio.

Alla scoperta del museo Horta di Bruxelles

 Museo Horta | Musei Bruxelles

Vi ho accompagnato con non indifferente piacere in un minitour dei luoghi di un paese che amo, tra dimore regali e storie di artisti eccentrici, tra Gent, Ostenda e Bruges, città a cui sono molto legata e che sono più che felice di essere riuscita, nel mio piccolo, a raccontare. Il nostro viaggio tra le case-museo delle Fiandre si conclude a Bruxelles, cuore belga dell’Europa, tra strade acciottolate e maestose facciate, in un piccolo tesoro per gli amanti dell’architettura e dell’Art Nouveau.
Accompagnatemi in quest’ultima avventura e godetevi il viaggio!

Il museo Horta, situato in rue Americane, nel quartiere di Saint-Gilles, è dedicato a Victor Horta, maestro dell’architettura belga vissuto tra il tardo XIX e la prima metà del XX secolo, ed è impossibile non essere catturati dalla sua super caratteristica facciata, che si può già considerare un’opera d’arte in sè. Ed è proprio da qui che inizia il nostro percorso. Ciò che vediamo all’esterno anticipa quello che ci aspetta una volta varcato l’ingresso.
Linee fluide, forme sinuose e decorazioni floreali ci segnalano che stiamo per entrare in un tempio dell’Art Nouveau.

img Horta Museum

La sensazione che si ha quando si entra in questa casa-museo è quella di mettere piede nella casa di un artista. E di un artista dallo stile un po’ eccentrico.
Definito ‘Art Nouveau’ da Salvador Dalì, che pure avrebbe sicuramente apprezzato il tocco stravagante di tale palazzo, questo stile architettonico è caratterizzato da tre capisaldi, ricorrenti in tutta l’opera di Horta: i materiali (di solito acciaio, vetro o cemento, spesso anche fusi tra loro), la linea come elemento dominante, e la natura, presente nelle più varie forme e sfaccettature come elemento decorativo.

Una volta attraversata l’entrata, ci troviamo in un vestibolo che in realtà dispone di due accessi, uno privato e uno per gli ospiti. Individuiamo subito alcuni motivi tipici dell’estetica hortiana, tra cui lampade intricate, elementi naturali usati come ornamenti sia con un’effettiva funzione sia semplicemente come orpelli decorativi, e l’uso della luce, super caratteristico in tutto l’edificio e nell’Art Nouveau in generale. Giochi di riflessi e opacità dominano infatti le transizioni tra una sala e l’altra, dividono gli spazi o li inondano, creando effetti unici. Antico e moderno si fondono in una singolare unione di forme naturali e materiali moderni.

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Proseguendo verso il salone principale si ammira la maestosità delle scale a spirale, anch’esse decorate con motivi floreali e costruite in legno per la struttura portante e ferro negli ornamenti.

Alla nostra destra si apre la sala da pranzo, che si sviluppa in lunghezza affacciandosi direttamente sul giardino interno. Anche qui la fusione inconsueta di materiali molto diversi tra loro dona alla stanza un’aria del tutto particolare. Soffitto a volta e pareti sono in mattonelle di ceramica, che prosegue sul pavimento a mosaico, ma con dimensioni e forme diverse.
L’altro materiale dominante è il legno, che dà forma a tavolo, sedie, credenza e porzioni di parquet che si intrecciano alla ceramica. A dare il tocco finale è il terzo immancabile materiale: il metallo, nelle sbarre che sostengono i lampadari.
La struttura del locale crea una prospettiva a incastro verso la grande finestra sul giardino, da cui entra un’immensa quantità di luce che lo invade e ne influenza il colore e le tonalità, anche a causa dei materiali e dei colori dominanti, il bianco e il calore del legno.

Saliamo le scale per dirigerci verso la stanza da letto dei coniugi Horta, dove si respira un’atmosfera molto diversa dal resto della casa: intima e raccolta, e decisamente più sobria, ma pur sempre con il tocco distintivo del nostro amato architetto. Anche se semplicemente decorata con un letto matrimoniale, gli incastri di stanze adiacenti adibite a vestibolo, stanza da bagno e toeletta creano un piccolo labirinto strutturale. Immancabili i rimandi alle decorazioni floreali, sulle pareti e negli intarsi del letto, e le solite lampade.

Lo studio di Victor Horta, sempre ai piani alti, è invece una stanza molto più piccola di quanto si immagini. Uno spazio ridotto che si affaccia sul lato della strada, dalla parte dell’ingresso principale. Qui la creatività dell’artista prendeva forma, e Victor lavorava a schizzi, bozzetti, modelli e calchi – ancora oggi avvolti in maniera quasi quasi un poco inquietante, in teli bianchi disposti sugli scaffali che circondano le pareti. Utensili e attrezzi di lavoro sono ancora conservati, insieme a prototipi di oggetti da riprodurre.

L’ultima zona dei piani superiori che ci resta da visitare è la stanza da letto della figlia, piccola e modesta, con carta da parati floreale. Gli spazi adiacenti sono adibiti a sala di lettura privata, dove la giovane Horta poteva rilassarsi in tranquillità di fronte alla piccola serra interna, anch’essa primaria fonte di luce grazie alla porta a vetro che collega le due zone.

Il tetto è un’altra chicca della casa, e la principale via d’accesso della luce esterna che cade sull’androne delle scale illuminandole tutto d’un fascio e fornendo luce a tutti gli interni. Il materiale permette l’accesso della luce naturale, filtrandola al punto giusto grazie alla sua opacità e massimizzandone la diffusione con il gioco di specchi.

img Museo Horta

L’ultimo segreto dell’edificio è la parte della casa adibita alla servitù.
Un’intera metà della struttura, nell’ennesimo gioco d’incastri che abbiamo visto caratterizzare tutta l’opera di Horta, era riservata all’accesso e alla vita della servitù, in una matrioska di strutture. Una vera e propria casa nella casa, da cui il personale poteva accedere all’occorrenza ad ogni piano e sala con facilità. Il sistema di comunicazione interno era inoltre molto equipaggiato, Horta aveva pensato a tutto, con telefoni incastonati nei luoghi più impensabili e saliscendi nascosti qua e là per ottimizzare servizi e comunicazioni della sua residenza privata.

Ridiscendiamo le scale fino all’ultima stanza della zona della servitù, la cucina, e ci ricolleghiamo poi alla sezione principale ritrovandoci di nuovo al nostro punto di partenza nel vestibolo d’ingresso.

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La nostra visita è giunta al termine. Usciamo in rue Américaine lasciandoci alle spalle quell’originale facciata impossibile da non notare, tra gli alti palazzi di una via di Bruxelles che custodisce gelosamente una perla dell’Art Nouveau e racconta la storia di un brillante architetto.
Qui si conclude il nostro breve viaggio nelle Fiandre, e qui vi lascio, sperando di avervi instillato almeno un po’ di curiosità per questo paese forse sottovalutato, che rivela le sue bellezze a chi sa dove guardare.

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