Villa Bardini e Giardino Bardini: la gemma segreta di Firenze

img Giardino Bardini scalinata Firenze

Hai mai sognato di visitare un angolo di paradiso incastonato in un contesto urbano, dove storia, arte e natura coesistono in perfetta armonia? Benvenuto nel mondo incantato di Villa Bardini e Giardino Bardini a Firenze, un’esperienza che toglie il respiro per la sua straordinaria combinazione di bellezza storica e naturale.

Da questo raro scrigno verde, si può godere di una vista panoramica senza paragoni su Firenze, con la sua scia di campanili rinascimentali e cupole dorate. E quando il giardino esplode di vita in primavera, il paesaggio urbano si arricchisce ulteriormente con ciuffi di glicine in fioritura. Se stai progettando una visita a Firenze, metti in agenda una sosta qui: si trova a soli 15 minuti a piedi dal Ponte delle Grazie ed è una delle gemme più preziose della città.

Villa Bardini e Giardino Bardini: la gemma segreta di Firenze fra Storia, Architettura e Fioriture stagionali

img Villa Bardini Firenze

Nelle pieghe del tempo, la storia di Villa Bardini risale all’epoca medievale, con la famiglia Mozzi come primi custodi di questo gioiello fiorentino.
Inizialmente, il complesso era caratterizzato da un palazzo maggiore e da un giardino fortificato, che terminava in un’area terrazzata adibita all’agricoltura. Vicino ai Mozzi c’era Giovan Francesco Manadori, il creatore della vicina Villa Manadora.

Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1839 le due dimore e i rispettivi giardini si fusero, includendo una serie di affascinanti elementi come una scalinata barocca, un giardino anglo-cinese e vari spazi architettonici aggiuntivi.
Villa Bardini ha subito diverso vicende fino al 1913, quando Stefano Bardini, un celebre collezionista e mercante d’arte, la acquistò.
Nel nuovo millennio, la proprietà fu ceduta all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che attualmente la gestisce attraverso la Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron.

L’IMPORTANZA DELLA SCALINATA BAROCCA DEL GIARDINO BARDINI

Quando Stefano Bardini acquisì la villa all’inizio del XX secolo, il giardino era già un elemento centrale del complesso. Tuttavia, Bardini aveva intenzione di trasformarlo in una sorta di galleria d’arte a cielo aperto.
La scalinata barocca rappresenta il fulcro del giardino Bardini, da cui si gode di una vista spettacolare su Firenze. Bardini portò avanti un approccio eclettico ma coerente, miscelando elementi antichi con quelli moderni, tra statue, vasi e arredi in pietra, rendendo ogni angolo del giardino un luogo di piacere visivo e di pace spirituale.

IL RESTAURO NEL NUOVO MILLENNIO

Noto come il “Giardino dei tre giardini”, questo spazio verde è un amalgama di stili e epoche, e il suo restauro avvenuto nei primi anni del 2000 aveva l’obiettivo di preservare e al contempo innovare.
Elementi come giochi d’acqua, un giardino anglo-cinese, cascate e vasche a conchiglia sono stati splendidamente restaurati. In aggiunta, nuovi elementi sono stati introdotti, come un pergolato di glicini e un giardino di peonie, arricchendo ulteriormente il paesaggio.

LA FIORITURA DEL GLICINE: UN CAPOLAVORO DELLA NATURA

Giardino Bardini è celebre per il suo spettacolo floreale di glicine. Questo incantevole arbusto, che fiorisce a metà aprile, offre una ricca varietà di sfumature che spaziano dal lilla al rosa.
Dal giardino, si può godere di un’affascinante vista sul centro storico di Firenze, incorniciato da un tripudio di profumi e colori pastello. Questa meraviglia della natura è una delle tante ragioni per cui Villa e Giardino Bardini sono una visita imprescindibile se ti trovi a Firenze.

img Giardino Bardini Firenze

Villa Bardini e Giardino Bardini non sono solo una pausa dalla frenesia urbana, ma un’esperienza culturale e sensoriale che lascia un’impronta indelebile nel cuore di chi li visita. Quindi, quando dovrai scegliere cosa vedere a Firenze e quando ti troverai nella culla del Rinascimento, prenditi un momento per esplorare questo scrigno di bellezze storiche e naturali. Sarà un viaggio nel tempo, nello spazio e nell’anima.

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