Damien Hirst e il videoclip dei Blur: arte, provocazione e “Country House”

14/04/2013
Autore: Caterina Stringhetta
 

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Quando si parla di Damien Hirst, pensiamo subito a squali in formaldeide, teschi tempestati di diamanti e provocazioni museali. Pochi sanno però che l’artista britannico si è cimentato anche nella regia di videoclip musicali.

È lui, infatti, il regista del celebre video di “Country House” dei Blur, uscito nel 1995, in pieno fermento britpop. Un connubio esplosivo tra arte contemporanea e cultura pop, in cui Hirst porta tutta la sua cifra stilistica — vita, morte, eccessi e simbolismo — dentro un videoclip musicale che ha fatto epoca.

Damien Hirst e il videoclip dei Blur: arte, provocazione e “Country House”

Nel 1995 i Blur sono all’apice del successo. “Country House” è uno dei brani simbolo dell’album The Great Escape ed entra subito nelle classifiche britanniche.

Damon Albarn e compagni vogliono qualcosa di originale per il video — e a proporre qualcosa di più che originale è proprio Damien Hirst, già star del movimento Young British Artists.

Hirst non si limita a un’estetica da videoclip: crea un universo visivo grottesco e teatrale, dove ogni elemento sembra un’opera d’arte a sé stante.

I temi dell’arte di Hirst dentro un videoclip

Chi conosce l’opera di Hirst, riconoscerà subito i suoi temi ricorrenti, perfettamente adattati alla narrazione ironica del brano:

  • La morte è rappresentata in chiave surreale e comica: scheletri, personaggi caricaturali, danze ossessive.
  • La fragilità umana viene espressa attraverso corpi esagerati, scene assurde e un senso costante di squilibrio.
  • Il desiderio e l’eccesso dominano la scena, in un’orgia visiva di simboli pop, citazioni kitsch e sensualità deformata.

Con la sua solita ironia nera, Hirst prende un testo che racconta la fuga verso una villa in campagna per sfuggire allo stress cittadino e lo trasforma in una rappresentazione surreale del sogno borghese che diventa incubo.

Un’anticipazione del suo linguaggio artistico

Questo videoclip non è solo una parentesi curiosa nella carriera di Damien Hirst.
È un manifesto visivo che anticipa, in forma pop e condensata, molti degli elementi che si ritrovano poi nelle sue opere più famose.

Vuoi approfondire?
Leggi anche l’articolo dedicato a Damien Hirst e alle sue opere principali: squali, farfalle, teschi e tutto il mondo disturbante e affascinante dell’artista britannico.

Se invece vuoi scoprire di più sulla sua vita e carriera, c’è anche la guida completa a chi è Damien Hirst.

Hirst e la cultura pop

L’episodio del videoclip dei Blur ci ricorda che Damien Hirst non è un artista chiuso nella torre d’avorio del sistema dell’arte, ma un protagonista della cultura visiva a tutto tondo.

Ha saputo dialogare con la musica, il marketing, la scienza e persino l’intrattenimento, mantenendo sempre il suo sguardo tagliente, critico e un po’ macabro sul mondo.

Un artista che, anche quando dirige un video pop, ti lascia addosso una sensazione strana, come se ti avesse appena mostrato qualcosa che preferivi non vedere.

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