Max Ernst: il visionario artista che ha trasformato l’inconscio in arte

18/09/2025
Autore: Caterina Stringhetta

Immagina di camminare dentro un sogno, ma non un sogno qualsiasi, un sogno bizzarro, perturbante, spiazzante. Un sogno in cui gli uccelli parlano, i mobili galleggiano e le leggi della realtà si piegano con eleganza a quelle dell’immaginazione.

Benvenuto nel mondo di Max Ernst.

Ho incontrato per la prima volta Ernst in una galleria silenziosa. Era uno di quei giorni in cui si ha solo voglia di rifugiarsi nell’arte sperando che un dipinto o una scultura dica qualcosa che non riesci più a sentire nel mondo che ti circonda. Ed è lì che Max Ernst mi ha parlato forte, usando le sue visioni.

Ecco perché oggi ti porto con me a scoprirlo.

L’angelo del focolare Max Ernst

Max Ernst, L’angelo del focolare

Max Ernst: il visionario che ha trasformato l’inconscio in arte

Max Ernst nasce nel 1891 a Brühl, vicino a Colonia, cresce in una famiglia borghese, con un padre insegnante e pittore dilettante.
La strada di Marx sarà tutto fuorché tranquilla perchè, dopo gli studi di filosofia e psicologia, scoppia la Prima Guerra Mondiale e parte come soldato, tornando dal fronte profondamente cambiato.
L’esperienza della guerra diventa una ferita da cui iniziano a sgorgare immagini nuove, destabilizzanti, cariche di mistero e che scaturiscono dal suo inconsio.

Negli anni Venti del Novecento, si trasferisce a Parigi e diventa una figura chiave del dadaismo prima, e del surrealismo poi.
Max Ernst è un artista instancabile e uno sperimentatore visionario. Vive tra Europa e Stati Uniti, attraversando guerre, amori, rivoluzioni artistiche e la sua è una carriera lunghissima.

Muore a Parigi nel 1976, lasciando al mondo una produzione tanto ricca quanto difficile da etichettare.

Max Ernst surrealista, ma a modo suo

Max Ernst è stato uno dei padri del surrealismo, ma non si è mai fatto ingabbiare da una sola definizione. Amava giocare con le tecniche, con i materiali e soprattutto con i livelli della realtà.
La sua arte non vuole raccontare il mondo com’è e come le vedeva con i suoi occhi, ma come potrebbe essere se lasciassimo libero spazio al nostro inconscio.

È stato l’inventore del frottage, la tecnica che consiste nello strofinare una matita su una superficie irregolare per far emergere forme nascoste), e del grattage, una tecnica pittorica fatta di raschiature e abrasioni. Max Ernst è stato anche il maestro del collage, del ready-made, della scultura e persino della scrittura automatica. Per lui ogni supporto era valido per dare forma all’invisibile.

Le opere più importanti di Max Ernst

Difficile sceglierne solo alcune, ma queste sono quelle che mi hanno stregata e che secondo me raccontano bene il suo mondo:

“La vestizione della sposa” (1940): una delle immagini più celebri e inquietanti del suo universo, tra erotismo e mitologia.

“L’angelo del focolare” (1937): un essere mostruoso in mezzo alla devastazione, metafora della guerra e della follia.

“Celebes” (1921): una sorta di elefante-meccanismo, ibrido assurdo che sembra uscito da un incubo dadaista.

“La foresta” (1935-39): una serie di dipinti in cui la natura diventa selvaggia, primordiale, densa di simboli.

“Attenti ai miracoli” (1948): una tela enigmatica, piena di riferimenti religiosi e visioni oniriche, dipinta nel suo periodo americano.

Max Ernst e l’uccello Loplop (una curiosità irresistibile)

C’è un personaggio ricorrente nei dipinti di Max Ernst: un uccello antropomorfo di nome Loplop.
Chi è? È l’alter ego dell’artista, la sua voce interna, il suo spirito guida.

Ernst amava gli uccelli fin da bambino e sembra che il giorno in cui nacque sua sorella, il suo pappagallo morì, lasciandolo turbato per sempre.

Loplop è una creatura onirica che appare e scompare tra le tele, racconta storie assurde, si traveste da profeta o da buffone, e accompagna Ernst per tutta la vita. Una specie di coscienza surreale, ma con le piume.

Max Ernst | la vestizione della sposa

Max Ernst, La vestizione della sposa, 1940-1941

L’importanza di Max Ernst oggi

In un mondo che premia spesso l’arte controllata, razionale e che ha bisogno di poche spiegazioni, perchè è tutto chiaro nell’immagine sulla tela, Max Ernst ci ricorda il potere delle immagini ambigue, dei sogni che non si capiscono subito, delle storie che si rifiutano di essere lineari.

Guardare un’opera di Ernst significa rischiare di perdersi e accettare di non trovare tutte le risposte.
Non è forse questo il bello dell’arte?

Hai mai visto un’opera di Max Ernst dal vivo?

Io ti consiglio di farlo, anche solo una volta. Perché certe immagini non si dimenticano.

🖌️ Questo articolo è stato pubblicato nel 2015 ed è stato aggiornato il 18 settembre 2025 con nuove curiosità e approfondimenti.

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