Leonora Carrington: l’artista surrealista che ha dipinto la libertà

22/09/2025
Autore: Caterina Stringhetta

Ci sono artiste che ti sussurrano all’orecchio e poi c’è Leonora Carrington, che ti invita a tuffarti in un mondo dove regine animali, antiche sacerdotesse e creature alchemiche danzano in un eterno rito di trasformazione.

In questo articolo ti porto con me a scoprire la vita (e l’universo) di una delle voci più affascinanti del surrealismo: libera, inquieta, ribelle e, soprattutto, indomabile.

Leonora Carrington opera

Leonora Carrington, una vita tra ribellione, arte e magia

Leonora Carrington nasce in Inghilterra nel 1917, ma il suo spirito non conosce confini.
La sua famiglia era benestante ma rigida e lei, che amava la libertà, rifiuta sin da giovane l’idea di un’esistenza preconfezionata. Viene espulsa da diversi collegi, ma trova rifugio nella pittura e nella scrittura.

Negli anni Trenta incontra Max Ernst e si trasferisce con lui a Parigi. Inizia così una storia d’amore travolgente e caratterizzata dalla creatività, ma anche dal dolore. Con l’arrivo della guerra, Ernst viene arrestato e Leonora, sola e sconvolta, viene internata in un manicomio in Spagna. Da quell’esperienza traumatica nascerà uno dei suoi testi più potenti: Down Below (tradotto in italiano come Giù sotto), dove racconta la sua discesa negli inferi della psiche.

Dopo la fuga in Messico, troverà finalmente un luogo dove mettere radici, anche se le sue radici, come le sue opere, sono tutt’altro che terrene.

Le opere più importanti Leonora Carrington: un bestiario del sogno

La pittura di Leonora Carrington è un linguaggio esoterico, un alfabeto visivo fatto di simboli arcani, animali mitici, alchimie e trasformazioni. Tra le sue opere più celebri:

The Lovers (1947): una visione quasi liturgica dell’amore, intrisa di simbolismo alchemico e atmosfere fiabesche.

The Pomps of the Subsoil (1947): un’opera che sembra raccontare una cerimonia magica sotterranea, in cui ogni figura è una sacerdotessa o uno spirito in metamorfosi.

The House Opposite (1945): un interno domestico popolato da figure ibride e presenze misteriose, che evocano un universo parallelo al nostro.

The Inn of the Dawn Horse (1937–38): un autoritratto potente, con Leonora in compagnia del suo cavallo bianco, simbolo di libertà e identità.

Lo stile di Leonora Carrington

Non basta dire “surrealista”. Leonora Carrington prende il surrealismo maschile di Breton e Dalí e lo stravolge.
Non è musa: è maga.
Non è oggetto del desiderio: è sacerdotessa del mistero.

Il suo stile mescola un tratto minuzioso e quasi fiammingo con composizioni complesse, spesso sovraccariche di riferimenti esoterici, mitologici e femminili. Le sue figure non sono mai statiche, ma sono in perenne trasformazione, come se stessero per rinascere o per liberarsi da qualcosa.

Leonora Carrington non dipinge sogni, ma portali. E noi, spettatori, siamo sempre invitato a oltrepassarli.

Qualche curiosità su Leonora Carrington che forse non conosci

Leonora Carrington era anche scrittrice. La sua produzione letteraria è geniale e surreale quanto la sua pittura. Ti consiglio il racconto “La debuttante“, in cui una giovane donna invia una iena al proprio ballo per sostituirla.

Credeva nella magia, per davvero: alchimia, cabala, mitologia celtica, religioni antiche… Carrington non li usava come metafore: erano strumenti reali di conoscenza e trasformazione.

Amava il cavallo più di ogni altra cosa: simbolo di libertà e intelligenza selvaggia, compare spesso nelle sue opere. Era anche il suo spirito guida (o, come lei diceva, la sua vera natura).

Nel 2015 è stata rappresentata su una banconota messicana: una delle poche donne (e straniere!) ad apparire in questo modo nel paese che l’ha accolta.

Il legame tra Leonora Carrington e Peggy Guggenheim

Leonora Carrington fece tappa a New York nel 1941, dove Peggy Guggenheim l’aiutò temporaneamente, accogliendola nel suo entourage artistico. In quel periodo, la Guggenheim stava organizzando mostre e collezionando opere di artisti surrealisti fuggiti dall’Europa a causa della Seconda Guerra Mondiale.

In particolare, Peggy Guggenheim stava già supportando Max Ernst, ex compagno di Leonora, con cui la relazione era ormai conclusa. L’incontro tra le due donne avvenne in un momento delicato della vita di Leonora, ancora provata dagli eventi recenti e in piena trasformazione personale e artistica.

Nonostante ciò, Leonora non fu mai parte del “circolo ufficiale” di Peggy. Erano entrambe donne forti e libere, ma molto diverse: Peggy era mondana, ricca collezionista, attratta dall’estetica e dai talenti maschili; Leonora era riservata, anticonvenzionale e animata da una spiritualità quasi mistica.

La loro relazione fu quindi breve, ma significativa come frammento della rete di connessioni che permise a molti artisti europei di sopravvivere e reinventarsi nel Nuovo Mondo durante gli anni bui del conflitto.

Leonora Carrington ritratto

L’importanza di Leonora Carrington ancora oggi

In un mondo che ha ancora paura della diversità e della libertà femminile, Leonora Carrington è più attuale che mai. Non si è mai piegata a ciò che ci si aspettava da una donna, da un’artista, da un essere umano. Ha scelto di essere altro. Di essere sé stessa, fino in fondo.

Ci ha lasciato un’eredità immensa: non solo opere e libri, ma un invito costante a liberarci, trasformarci, inventarci.

Come ha scritto lei stessa:

“Chi non cambia mai forma è perduto.”

E tu? Sei pronto/a a cambiare forma?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguimi su:

About me

In questo blog non ti spiego la storia dell’arte, ma racconto le storie di cui parla l’arte

Scopri di più
Iscriviti alla Newsletter