Robert Mapplethorpe: il fotografo che ha rivoluzionato l’arte con la bellezza del corpo e della provocazione
Quando si parla di fotografia contemporanea è impossibile non citare Robert Mapplethorpe. Con i suoi scatti audaci, poetici e talvolta scandalosi, l’artista americano ha riscritto le regole dell’arte visiva del Novecento.
Chi era davvero Robert Mapplethorpe? In questo post scopriamo la sua biografia, dagli esordi nel Queens fino al riconoscimento internazionale, passando per la New York bohémien, gli amori, le provocazioni e le battaglie contro la censura.

Patti Smith e Robert Mapplethorpe
Robert Mapplethorpe dalle origini a genio della fotografia
Robert Mapplethorpe nasce il 4 novembre 1946 a Floral Park, nel Queens, in una famiglia numerosa e molto cattolica. Terzo di sei figli, cresce in un ambiente dove il conformismo morale e il senso di colpa legato alla sessualità sono la norma. Tuttavia, sarà proprio questa educazione rigida a diventare, in seguito, uno dei motori creativi della sua arte.
Sebbene suo padre fosse un appassionato di fotografia, Robert non mostrò subito interesse per questo mezzo. Fu solo nel tempo che la sua vocazione si rivelò, con un approccio inizialmente indirizzato verso la pittura, il disegno e la scultura.
Gli anni Sessanta: New York, Patti Smith e la rivoluzione culturale
Dopo il diploma, Mapplethorpe si iscrive al Pratt Institute di Brooklyn. In un clima segnato da proteste sociali, guerra del Vietnam e nascita dei movimenti LGBTQ+, la New York degli anni Sessanta diventa per lui terreno fertile. Proprio qui incontra Patti Smith, poetessa e musicista destinata a diventare una delle voci più iconiche del punk.
La loro relazione, profonda e nata all’insegna della creatività, sarà decisiva nella vita e nell’arte di entrambi.
Il trasferimento al mitico Chelsea Hotel sancisce l’ingresso ufficiale di Mapplethorpe nel mondo underground. Frequentando la Factory di Andy Warhol e i locali artistici più trasgressivi di New York, Robert inizia a produrre collage che mescolano elementi sacri e immagini pornografiche, sfidando apertamente le convenzioni sociali.
La scoperta della fotografia: tra Polaroid, sperimentazione e scandalo
Nel 1970 avviene la svolta poichè l’amica Sandy Daley gli regala una Polaroid ed è amore a prima vista. Mapplethorpe inizia a scattare compulsivamente e a esplorare la potenza comunicativa della fotografia. L’anno dopo, grazie all’incontro con John McKendry del MET, entra in contatto con l’archivio fotografico del museo e si innamora dell’opera di Stieglitz e Strand.
Nel frattempo, stringe un legame profondo con il collezionista Sam Wagstaff, che lo sostiene sia artisticamente che economicamente. Grazie a lui, apre uno studio su Bond Street, nel cuore creativo della New York anni Settanta.
Il corpo come arte: erotismo, ritratti e fiori
Con la sua nuova Hasselblad 500C, Mapplethorpe entra in una fase di piena maturità artistica.
Tra le mura del Mineshaft, locale simbolo della sottocultura gay, fotografa in bianco e nero corpi maschili, gesti estremi, oggetti fetish. Tuttavia, la sua ricerca non si limita all’erotismo: parallelamente, realizza intensi ritratti e nature morte floreali, rivelando una sensibilità classica e una ricerca ossessiva della perfezione formale.
Tra i suoi soggetti, spiccano Lisa Lyon, bodybuilder dalla sensualità androgina, e numerose figure iconiche della cultura queer e pop. I suoi famosi portfoli X, Y e Z celebrano rispettivamente il sadomasochismo, i fiori e i corpi afroamericani, rompendo i tabù e sfidando ogni convenzione estetica e morale.
Se vuoi approfondire ancora di più la vita e l’arte di Robert Mapplethorpe, ti consiglio di guardare il documentario del 2016 Mapplethorpe: Look at the Pictures, un ritratto potente e senza censure che esplora l’uomo dietro l’obiettivo.
Censura e celebrità: la mostra “The Perfect Moment”
Negli anni Ottanta, Mapplethorpe è ormai riconosciuto come un artista di rilievo internazionale. Tuttavia, il successo arriva insieme alla malattia: l’AIDS. Nonostante ciò, continua a lavorare intensamente, promuovendo mostre e pubblicazioni.
Nel 1988, poco prima della sua morte, istituisce la Robert Mapplethorpe Foundation, che ancora oggi finanzia la ricerca sull’HIV e sostiene la fotografia come forma d’arte. L’anno seguente, la retrospettiva “The Perfect Moment” diventa un caso mediatico: le immagini esplicite suscitano forti reazioni, e la mostra viene censurata in diverse città americane, sollevando un acceso dibattito su arte e libertà d’espressione.

Un’eredità potente e controversa
Robert Mapplethorpe muore il 9 marzo 1989 a Boston, ma la sua opera continua a vivere.
Con la sua estetica raffinata e provocatoria, ha saputo trasformare il corpo umano, spesso ignorato o censurato, in pura arte. Le sue fotografie, che oscillano tra l’eleganza del Rinascimento e l’estremismo delle subculture metropolitane, hanno ridefinito i confini tra erotismo, bellezza e trasgressione.
Ancora oggi, le sue immagini ci interrogano: dove finisce l’arte e dove inizia lo scandalo? Cos’è davvero la bellezza? E, soprattutto, abbiamo il coraggio di guardare?
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In questo blog non ti spiego la storia dell’arte, ma racconto le storie di cui parla l’arte