Primi passi di Canaletto, pittore di vedute

Canaletto | Piazza San Marco

Canaletto, Piazza San Marco (1723 circa, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)

PRIMI PASSI DI CANALETTO, PITTORE DI VEDUTE

I primi passi di Canaletto, pittore di vedute sono legate a un soggiorno a Roma tra il 1719 e il 1720 quando, al seguito del padre Bernando Canal, uno scenografo teatrale veneziano, Bernando Canal, conobbe probabilmente l’artista di vedute Gaspare Vanvitelli.

Sappiamo già come dipingeva Canaletto, ma in un recente saggio Charles Beddington ha sottolineato come l’esempio di Vanvitelli sia stata certamente l’ispirazione decisiva per intraprendere una carriera da vedutista, perseguita dal l’artista veneziano in modo del tutto originale.

Canaletto pittore di vedute

Canaletto | vedute Roma

Bernardo e Antonio Canal, Santa Maria di Aracoeli e il Campidoglio (1720 ca.)

Ecco cosa scrive Charles Beddington nel saggio “Roventi Giovinezze. Canaletto” pubblicata nel catalogo Canaletto e Venezia.


Nel luglio del 1725 il pittore veronese Alessandro Marchesini (1663-1738) scrisse al collezionista lucchese Stefano Conti invitandolo a non commissionare più dipinti a Luca Carlevarijs, ma di rivolgersi al “signor Antonio Canale, che fa in questo paese stodire universalmente ognuno che vede le sue opere, che consiste sul ordine di Carlevari ma vi si vede lucer entro il sole”.

Queste parole esprimono in maniera eloquente il modo in cui tutto, nell’opera di Canaletto, fosse già visto in questa data in termini di attenzione alla luce – tanto da far apparire l’opera di Luca Carlevarijs lineare e piatta – e come, a questa giovane età, la risposta incredibilmente intuitiva dell’artista ai fenomeni naturali portasse l’arte della veduta a un nuovo livello.

Lo sviluppo costante dell’arte di Canaletto permette di datare con accuratezza i suoi lavori, nonostante lo scarso appiglio fornito dai cambiamenti topografici e le poche opere datate con certezza. Una di queste appartiene alle ventitré vedute di Roma eseguite dal pittore nel 1719-20, a inizio carriera, ventidue delle quali ora si trovano al British Museum e una a Darmstadt. Datata “AUGUSTO X 1720”, è la sua prima opera con una certa collocazione cronologica.

I dipinti rispecchiano alla perfezione la storia raccontata da Pietro Guarienti, Pierre-Jean Mariette e Antonio Maria Zanetti il Giovane, i tre principali biografi settecenteschi dell’artista: ovvero che fu a Roma, mentre assisteva il padre nella produzione di materiale scenico, che la sua carriera di vedutista ebbe inizio.
Seguendo le parole di Zanetti:

“Nei primi anni seguitò col padre quell’esercizio, utile per sciogliere la mano e svegliare la fantasia della gioventù e per obbligarla ad operar con prontezza; e fece bellissimi disegni per gli scenari […]. Lasciato poi il teatro, annoiato dalla indiscretezza de’ poeti drammatici […] e ciò fu circa l’anno 1719, in cui scommunicò, così dicea egli sollennemente, il teatro […]. passò giovinetto a Roma, e tutto si diede a dipingere vedute dal naturale”.

Sarebbe interessante credere che questi primi passi come vedutista possano essere stati direttamente ispirati da Gaspare Vanvitelli, l’artista olandese che si era stabilito a Roma negli anni Settanta del Seicento e che è a giusto titolo considerato il padre della scuola italiana del vedutismo settecentesco.

Canaletto | Il canal Grande da Palazzo Balbi a Rialto

Canaletto, Il canal Grande da Palazzo Balbi a Rialto (c. 1722). Venezia, Museo del Settecento Veneziano.

Ci sono prove che Canaletto conoscesse le composizioni di Vanvitelli, il che suggerisce un loro incontro a Roma in quello stesso periodo. Poiché non vi è alcuna testimonianza che il padre di Canaletto, Bernardo Canal (1673-1744), avesse eseguito vedute prima di questa data, né che avesse impartito al figlio una formazione che esulasse dalla pittura di scenografie teatrali, vi è ampio spazio di speculazione circa altre influenze.

L’esempio di Vanvitelli nell’intraprendere una carriera come vedutista potrebbe essere stata un’ispirazione, ma sotto altri aspetti l’approccio di Canaletto è molto diverso da quello dell’artista più anziano.
In primo luogo, la maggior parte dei suoi dipinti raffigurano la Roma antica e non quella moderna, che era il soggetto preferito di Vanvitelli.
Gli stessi quadri sono di dimensioni ridotte e molto dettagliati, come se fossero destinati alla stampa: ventidue di essi, in effetti, vennero tradotti in incisioni solo molto più tardi, verso il 1780. Canaletto doveva conoscere i libri di stampe del Seicento, come quelli di Aloisio Giovannoli (dell’antica Roma), Lieven Cruyl, Alessandro Specchi e Giovanni Battista Falda (della Roma “moderna”); non a caso uno dei suoi dipinti è una copia diretta di un’incisione del 1683 di quest’ultimo.

Sebbene chiaramente si tratti di opere giovanili, i dipinti mostrano già l’abilità di disegnatore del giovane artista e, soprattutto, la capacità di creare composizioni di grande impatto.
Canaletto chiaramente si rese conto della forza dei suoi disegni, che tenne nel suo studio per decenni (il foglio di Darmstadt venne portato a Dresda da Bellotto nel 1747).
Una serie di esercizi grafici fu la base compositiva per alcuni dipinti eseguiti negli anni successivi e nel quinto decennio del secolo, quando vennero utilizzati anche da Bellotto.
Il giovane Piranesi senza dubbio li conosceva e ne fu influenzato.

Alcuni dei primi dipinti di Canaletto, realizzati dopo il suo ritorno a Venezia nel 1720, hanno la chiarezza, la tonalità tenue e la colorazione dorata di Vanvitelli e del suo discepolo e compatriota del Nord Hendrik Frans Van Lint (Anversa 1684-Roma 1763). Tra questi, vi è una veduta di Piazza San Marco, guardando a sud verso San Giorgio Maggiore, splendidamente inondata dalla luce del pomeriggio, la cui composizione è affine a un’opera di Vanvitelli.
La tela di Canaletto fa parte di un piccolo gruppo del 1722 circa, accomunato da ridotte dimensioni, composizioni d’impatto e minuscole figure avvolte da abiti scuri e dipinte in modo compatto, assieme a Piazza San Marco, guardando a ovest (Vienna, Collezione Liechtenstein) e Piazza San Marco, guardando a sud verso San Giorgio Maggiore, attraverso l’Arco della Torre dell’Orologio (Montecarlo, collezione privata, precedentemente nella collezione Neave).
Per altri aspetti, tuttavia, queste ultime vedute hanno un carattere molto diverso e uno stile più vicino alla serie di commissioni eseguite negli anni successivi, tutte per dipinti di dimensioni considerevoli.


Charles Beddington prosegue il suo saggio indicando i dipinti della prima parte della carriera di Canaletto, sottolinenando il fatto che sin dagli esordi l’artista fa continuamente sfoggio di destrezza tecnica e applica il colore in maniera vivida e ampia come farebbe un bravo pittore di scenografie.
Nel percorso che però Canaletto stava tracciando le figure sullo sfondo diventavano sempre più dettagliate e il pittore ad ogni quadro aggiungeva elementi sempre più verosimili.
Canaletto stava trasformando il suo stile da pittore di scenografie a pittore di vedute!

img Canaletto Arrivo del duca di Gergy

Canaletto, L’ingresso solenne a Palazzo Ducale dell’ambasciatore di Francia Jacques-Vincent Languet, conte di Gergy

Ecco cosa conclude il suo saggio Charles Beddington.


L’ingresso solenne a Palazzo Ducale dell’ambasciatore di Francia Jacques-Vincent Languet, conte di Gergy (cat. V.01) (San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage) è la prima rappresentazione di una cerimonia dipinta da Canaletto.
Ritrae il ricevimento ufficiale del conte di Gergy da parte del doge Alvise II Mocenigo a Palazzo Ducale il 4 novembre 1726, sebbene risiedesse in città effettivamente dal 6 dicembre 1723. Si potrebbe supporre che il dipinto di Canaletto sia stato eseguito poco dopo l’evento.
La composizione è fondamentalmente quella stabilita nel 1703 per le rappresentazioni dei ricevimenti ufficiali di dignitari a Palazzo Ducale da Luca Carlevarijs, che in verità aveva eseguito per il conte un esempio, insolitamente piccolo, del medesimo soggetto (Musée national du Château de Fontainebleau).

Nella tela dell’Ermitage è pienamente visibile la grandezza di Canaletto a questa data, come in una competizione ad armi pari.
Se la larghezza del dipinto di Canaletto corrisponde al formato preferito da Carlevarijs, il primo ha aumentato l’altezza della tela e arretrato il punto di vista per dare una maggiore sensazione di profondità.
Ha trasformato la scena statica e, a confronto, piatta del Carlevarijs infondendole vita. L’atmosfera è sempre cupa, a contrasto con l’occasione festiva, e le nuvole basse forniscono all’artista l’opportunità di includere il dettaglio dell’ombra di una di esse sulla facciata di Palazzo Ducale.
Il sole tanto ammirato da Marchesini stava solamente iniziando a spuntare.

Il testo citato è di Charles Beddington.
Dal catalogo della mostra Canaletto e Venezia (23 febbraio – 9 giugno 2019)
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge

 

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