Forme, colori e visioni delle opere di Alice Lotti – STUDI D’ARTISTA

05/12/2025
Autore: Caterina Stringhetta

Certe interviste nascono già speciali.
Quella con Alice Lotti è un dialogo che attraversa la forma, il colore, la città e la visione. È la voce di una designer, illustratrice e street artist che ha saputo unire pensiero e segno, estetica e impegno, progetti pubblici e ricerca personale.
Ci ha descritto il suo studio immerso nella natura, ci ha raccontato il suo percorso, le sue sfide, il suo modo di trasformare ogni spazio in linguaggio.
Sono felice di condividere questa intervista con voi.

Alice Lotti artist

STUDI D’ARTISTA

Viaggio in Italia alla scoperta degli artisti contemporanei

a cura di Laura Cappellazzo

Ho conosciuto Alice Lotti, grazie a DOTS – Connecting Ostiense, un progetto di trasformazione urbana nato per generare bellezza nei luoghi di passaggio, attraverso la costruzione di uno spirito di appartenenza e partecipazione delle comunità di uno specifico territorio. Una prima fase di questo progetto di arte urbana ha interessato il quartiere Ostiense di Roma, un’area caratterizzata dall’assenza di spazi di aggregazione e dalla dispersione umana.

Alice Lotti è una delle artiste che ha realizzato questi spazi di bellezza; in particolare si è occupata di un progetto di asphalt art calpestabile, nel cuore del quartiere Ostiense, lungo viale del Campo Boario e piazza Vittorio Bottego. L’opera si snoda lungo isole di traffico e marciapiedi, e collega, nello stile particolarissimo di Lotti, la storia dalla Repubblica romana fino alle donne della resistenza partigiana che in quei luoghi hanno combattuto.

Ma Alice Lotti vive e lavora a Torino, ed è lì che l’abbiamo raggiunta, per farla conoscere di più ai nostri lettori. Lotti è graphic designer e illustratrice freelance. Lavora nel campo dell’editoria, dell’illustrazione e del wall painting con un linguaggio che utilizza forme sintetiche e composizioni chiare al confine tra la figurazione e l’astrazione.

NELLO STUDIO DI ALICE LOTTI

Buongiorno Alice e grazie per averci voluto incontrare. Partiamo da lei, e dal suo incontro con il disegno e l’arte. Com’è avvenuto e quando ha capito che sarebbero diventati una parte fondamentale della sua vita?

Buongiorno a voi! Il mio incontro con l’arte e il disegno è avvenuto in tenera età con lunghe sessioni di disegno nei pomeriggi invernali insieme alla mia mamma. Dopo studi in ambito umanistico, al momento di iscrivermi all’università, ho avuto la fortuna di imbattermi nell’Isia di Urbino, l’Istituto superiore per le industrie artistiche, Istituto statale di alta formazione nel campo del design e della comunicazione visiva dove ho sviluppato le mie competenze nell’ambito. Proprio all’Isia mi sono affacciata all’idea che il mestiere della grafica e dell’illustrazione facevano per me.

La nostra rubrica si intitola “Studi di artista”. Ci descrive il suo studio?

Attualmente il mio studio si trova fuori città, nelle colline del basso Piemonte, vicino ad Alba (CN). Si tratta di una grande stanza con una parete intera in vetrata che permette di avere un’ottima luce naturale anche nelle giornate meno soleggiate. È uno spazio che è una via di mezzo tra un ufficio e un laboratorio in grado di cambiare forma in base alle necessità. Il mio studio è uno spazio ordinato. Al suo interno troviamo carte, campionari, libri, tanti strumenti utili al disegno e alla cartotecnica. Ci sono anche molte piante che fanno si che lo spazio sembri una prosecuzione dell’interno verso l’esterno e viceversa. Nella bella stagione infatti la vetrata si apre e si espande all’esterno per diventare uno spazio più ampio. Di fronte allo studio si trova un bosco dal quale è possibile imboccare un sentiero che porta nei vigneti tipici di questa zona e cominciare a camminare. Viaggiando molto per lavoro ho imparato però a fare di ogni luogo che vivo e attraverso il mio studio temporaneo, spesso non mi serve altro oltre al mio laptop per lavorare ai miei progetti.

L’espressione artistica è il filo rosso che unisce i diversi settori in cui lavora, pur mantenendo un suo stile unico. Ci racconta il percorso che ha compiuto per arrivare a sentire che quelle forme, quei colori, sono il suo personalissimo modo di esprimersi?

La mia carriera professionale inizia nel 2011. Dopo gli studi accademici ho lavorato per anni in alcuni studi grafici e agenzie di comunicazione a Torino. Ho poi intrapreso un  percorso professionale che mi ha portato a praticare il mio lavoro in maniera indipendente.

Ho lavorato per molti anni nel mondo dell’editoria e  come illustratrice nel campo dell’editoria per l’infanzia. Ho da sempre cercato di evolvere il mio linguaggio per astrarlo dal figurativo e approdare  ad uno stile sintetico focalizzato prima di tutto sulla visualizzazione di concetti.

Quali sono le tecniche che usa e con quali si sente più a tuo agio?

Mi sento affine alle tecniche manuali della stampa, del collage e della pittura murale. Utilizzo però molto il digitale perché permette in maniera immediata di visualizzare gli output e finalizzare i progetti più velocemente. Quando ho tempo lavoro inoltre con il mezzo della tessitura e della tintura naturale per progetti di ricerca personale che mi aiutano a sperimentare la manualità e l’incontrollabilità dei risultati.

Alice Lotti milano baggio

Torniamo a Dots, e all’arte urbana. Lei aveva già realizzato opere su muro, ma sull’asfalto? Com’è stato lavorare su un “foglio” così grande e soprattutto, con tante persone che comunque le camminavano vicino e magari si fermavano a osservare?

Ho realizzato alcuni interventi su pavimento nel corso degli ultimi anni. A differenza del muro, l’opera su asfalto si scontra con problematiche di realizzazione e di mantenimento più complesse. In fase di progettazione è molto interessante immaginare dei soggetti immersivi, molto ampi mentre in fase di realizzazione si tratta di un lavoro molto fisico. Trattandosi di opere che vivono nell’ambiente l’incontro con le persone è inevitabile. I dialoghi che ne nascono sono spontanei, incontri inaspettati che intervallano il lavoro con frequenti pause caffè dalle quali nascono spunti e visioni dei luoghi che le persone vivono. Spesso, venendo da fuori, per noi artisti non è facile capire il contesto all’interno del quale lavoriamo e questi momenti sono molto importanti perché formativi al fine di validare l’intervento artistico.

Lavora spesso anche con aziende, e per molti l’accostamento arte e settori produttivi è un qualcosa che fa storcere il naso. Lei invece riesce a rimanere fedele al suo stile pur operando per brand diversi. Ci racconta questa parte del suo lavoro?

Mi considero più designer che artista, la comunicazione visiva è il mio pane quotidiano. Mi interessa la trasmissione del messaggio più dell’espressione personale. Passare attraverso il mio lavoro per veicolare dei contenuti commissionati da aziende per me non rappresenta un limite anzi ne rappresenta una potenzialità. Da sempre è grande ispirazione per me il periodo che nella storia della grafica in Italia viene definito lo Stile Industria sviluppatosi intorno agli anni ‘50 del 900. In quegli anni designer e committenza industriale godevano di un rapporto privilegiato, dando vita a esperienze di estremo interesse nel campo dell’immagine d’impresa. La sinergia che si creava era esplosiva, un ambito vivo, di ricerca e sperimentazione, possibile grazie all’operato di visionari committenti interessati non soltanto alla crescita economica ma allo sviluppo della cultura e della conoscenza.

In un’intervista di qualche anno fa (del 2012 per l’esattezza) diceva che stava cercando di fare l’illustratrice. Ora invece che la sua identità artistica è riconosciuta e apprezzata, le chiedo: è stato difficile arrivare a questo? Come si sente da artista, donna, italiana?

Tutti i percorsi di crescita professionale sono complessi, necessitano di impegno e determinazione. È purtroppo difficile in Italia vivere del proprio lavoro artistico e sentirsi riconosciuti come professionisti. Ma dopo 13 anni da quella intervista mi sento di aver costruito delle basi solide per considerarmi tale. Inoltre negli ultimi anni il fatto di aver intrapreso un percorso che si inserisce nell’ambito dell’arte urbana e ambientale e che spesso viene associato alla figura maschile, è per me un tema di confronto importante.

Essere donna, libera professionista e lavoratrice è purtroppo una condizione ancora troppo difficile nel 2025 in Italia, una condizione che necessita di mettersi in discussione quotidianamente ma che sono felicissima di portare avanti e che spero possa essere d’esempio per altri/e.

Solitamente concludiamo le nostre interviste chiedendo se c’è attualmente in Italia, una o un artista da cui ci vorrebbe accompagnare per continuare la nostra conversazione sull’arte. Da chi porterebbe lei?

Oltre alla mia attività di designer e illustratrice sono docente di progettazione e metodologia allo IED di Torino. Credo nell’importanza della formazione come un ambiente vivo e generativo. Gli stimoli che vengono dai miei studenti sono sempre i migliori perché velati, ancora acerbi ma dei quali si riesce spesso ad intravedere lo sviluppo verso percorsi futuri interessanti. Mi sento dunque di omaggiare loro, gli studenti in generale, coloro che sono in cammino e in ricerca. Condizione che auguro anche a me stessa di non abbandonare mai.

Scopri il lavoro di Alice Lotti anche su Instagram e nel suo sito ufficiale.

Post a cura di: Laura Cappellazzo

Laura Cappellazzo

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