Scrittura automatica: quando l’arte comincia da una frase senza pensare
Hai mai provato a scrivere senza fermarti, senza pensare, senza rileggere? Solo carta, penna e un flusso ininterrotto che scorre dalle dita come se arrivasse da un luogo misterioso?
Benvenuto nel territorio magico (e un po’ folle) della scrittura automatica, una delle pratiche più affascinanti nate dal surrealismo.
Oggi la ritroviamo nel journaling creativo, nella poesia visiva, nell’art therapy e in certi post social che sembrano usciti direttamente dall’inconscio. Tutto però ha avuto inizio con un gruppo di artisti e poeti che un secolo fa, negli anni Venti del Novecento, hanno deciso di spegnere il controllo razionale per accendere l’immaginazione più pura.

André Masson, alcuni esempi di disegni scrittura automatica
Scrittura automatica: quando l’arte comincia da una frase senza pensare
La scrittura automatica è una tecnica che consiste nello scrivere senza alcun filtro, senza riflettere su ciò che si sta dicendo, senza preoccuparsi della forma o della logica. Si scrive tutto quello che arriva alla mente, di getto, come in una trance leggera. Nessuna correzione, nessun giudizio.
Questo tipo di scrittura è stato teorizzato per la prima volta dal poeta André Breton, fondatore del movimento surrealista, che la descrisse come uno strumento per accedere direttamente all’inconscio. Per lui (e per tanti altri), la scrittura automatica era il modo più autentico per liberare il pensiero da ogni censura sociale, morale o intellettuale.
Le origini tra Freud e le sedute spiritiche
L’idea che esista un livello profondo della mente, capace di generare immagini, parole e visioni senza il controllo cosciente, nasce con la psicoanalisi di Freud. I surrealisti si appropriano di questo concetto per costruire un nuovo linguaggio artistico che non rappresenta il mondo esterno, ma l’universo interiore.
La scrittura automatica affonda però le radici anche nelle pratiche medianiche ottocentesche, in cui medium scrivevano “sotto dettatura” di spiriti, in stato di trance. Una suggestione che affascinava molto i surrealisti: scrivere come se la mano fosse guidata da un’altra forza, che non è razionale, ma profondamente vera.
Il manifesto surrealista e la nascita di una nuova arte
Nel Primo Manifesto del Surrealismo (1924), Breton dichiara la scrittura automatica come atto fondativo del movimento.
In quel documento, la parola diventa materia fluida, mezzo per far emergere il sogno, l’istinto, la follia poetica che abita ogni essere umano.
Ecco un passaggio emblematico:
“Scrivete rapidamente, senza argomento preconcetto, abbastanza velocemente da non trattenere né scoraggiare le parole che vi vengono. La penna deve scorrere da sola.”
Il risultato? Pagine fitte di frasi senza punteggiatura, immagini che si incrociano, parole che sembrano uscite da una notte agitata.
Un caos apparente che, a leggerlo bene, rivela una coerenza più profonda: quella del sogno.
La scrittura automatica nell’arte visiva
Non è solo una questione di parole.
La scrittura automatica ha influenzato profondamente anche le arti visive.
Molti artisti surrealisti hanno cercato un equivalente grafico di questa pratica, cercando di disegnare o dipingere senza pensare, lasciando che la mano seguisse il flusso del subconscio.
Alcuni esempi:
André Masson: sperimenta il “disegno automatico”, realizzando tratti rapidi, apparentemente casuali, che si trasformano in figure complesse e simboliche.
Joan Miró: ispirato dalla scrittura automatica, sviluppa un linguaggio visivo fatto di segni, curve e simboli liberi da vincoli logici.
Max Ernst: trasforma il gesto automatico in frottage e grattage, tecniche in cui la materia suggerisce l’immagine, senza pianificazione.
Salvador Dalí: anche se più controllato nei suoi dipinti, si rifà alla logica onirica automatica nei suoi celebri “metodi paranoico-critici”.
Dalla scrittura automatica all’action painting: quando il gesto diventa pittura
La scrittura automatica non ha influenzato solo i surrealisti europei, ma ha ispirato anche gli artisti americani, diventando una delle radici più profonde dell’action painting.
Negli anni ’40 e ’50 del Novecento, negli Stati Uniti, artisti come Jackson Pollock, Willem de Kooning e Franz Kline iniziano a esplorare un’idea rivoluzionaria: il gesto come linguaggio.
Le tele diventano territori di azione pura, spazi in cui il corpo dell’artista si muove liberamente, senza progetto preciso, in una danza tra controllo e caos.
Jackson Pollock, in particolare, con la sua tecnica del dripping, ha dichiarato più volte di dipingere in uno stato quasi trance, lasciando che la pittura si “scrivesse” da sola sulla tela.
Un approccio che richiama fortemente la logica della scrittura automatica, anche se in forma visiva e fisica: non più solo la mente che si libera, ma anche il corpo che agisce come veicolo dell’inconscio.
Scrivere senza pensare, dipingere senza disegnare, muoversi senza un piano.
Tutto questo nasce da una stessa scintilla, ovvero da quel desiderio di andare oltre la forma per arrivare all’origine del gesto creativo.

Breton, Manifesto del Surrealismo
Perché (ri)scoprire la scrittura automatica oggi?
Viviamo in un’epoca di perfezione, filtri e iper-controllo. Ogni parola è pensata, misurata, editata.
La scrittura automatica è l’antidoto perfetto: ci invita a sbagliare, fluire, esplorare.
Ci insegna che non tutto deve avere un senso immediato, che la bellezza può emergere anche dal caos.
Si tratta di un esercizio che può diventare creativo, liberatorio, perfino terapeutico.
Vuoi provarla anche tu? Ecco come provare la scrittura automatica e magari creare un’opera d’arte.
Ti basta carta e penna. Spegni il cellulare. Respira.
Scrivi una parola qualsiasi al centro della pagina.
Comincia a scrivere tutto ciò che ti passa per la mente. Non fermarti.
Se ti blocchi, riscrivi l’ultima parola finché non ne arriva un’altra.
Dopo cinque minuti, rileggi. Potresti sorprenderti di cosa hai scritto.
Trasforma il testo in poesia visiva, in una traccia per un dipinto, in una suggestione narrativa… o semplicemente lascialo lì, come una cartolina da un luogo nascosto.
La scrittura automatica non è solo un esercizio letterario, ma è una pratica di ascolto interiore, una forma d’arte pura, una finestra aperta sul mistero che ci abita.
È stata il cuore pulsante del surrealismo, ma può esserlo ancora oggi, in ogni diario, disegno, poesia scritta al buio.
Non serve essere artisti per provarla. Serve solo il coraggio di lasciarsi andare.
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In questo blog non ti spiego la storia dell’arte, ma racconto le storie di cui parla l’arte